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Final Fantasy - Merging Destinies

Aperto da Seila, 9 Aprile 2008, 02:12:26

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Seila

Presentazione

Quella che mi accingo a presentarvi, è una Fanfiction nata in un forum ormai 7 anni fa, conclusa e in fase di correzione e restyle da 5.  
Non è un semplice episodio. E' strutturata come un gioco completo di Final Fantasy, sotto forma di romanzo.
Io l'ho scoperta 5 anni fa, l'ho letta, e mi ci sono appassionata in maniera così viscerale da voler entrare a far parte del gruppo che l'ha creata per dare una mano come character design. Sì perchè il progetto prevede, oltre la fanfiction, disegni originali dei personaggi e GF e addirittura musiche composte appositamente.

E' per questo che, con il permesso accordatomi gentilmente da Great Sephiroth, metteremo anche il link al sito (purtroppo ancora in costruzione) in modo che possiate scoprire i nomi
degli autori, gli artwork e musiche. Per i commenti vi invito ad usare l'apposito thread aperto in "commenti".


TRAMA
Final Fantasy Merging Destinies è una fanfiction crossover che fonde assieme i capitoli più importanti della saga di Final Fantasy.
La storia si dipana principalmente all'interno del mondo di Final Fantasy VIII e quello di Final Fantasy VII, ma via via si estende anche ad altri episodi. Temporalmente si colloca 20 anni dopo la fine del VII e 2 rispetto la fine del VIII.
I personaggi principali sono sei e sono tutti originali. Ad essi se ne aggiungeranno poi molti altri, tra cui alcune vecchie conoscenze.
Quattro SeeD, un archeologo e una biologa della Shinra si troveranno a combattere contro temibili nemici, in una lotta contro il tempo per evitare la fusione del multiverso.



© FFMD project 2001 - 2008

Final Fantasy - Merging Destinies

Seila

#1
CAPITOLO 1 : Esplosioni azzurre
   
La scoperta di un antico tempio nella pianura di Esthar dà inizio ad una serie di strani fenomeni.




Era una giornata tranquilla al Garden di Balamb, il sole splendeva luminoso e si respirava una piacevole aria primaverile. L'atmosfera che permeava ogni sezione di quell'immenso complesso era sobria, ma non austera. A Mir piaceva quel posto, lo metteva sempre di buon umore, e più osservava i volti luminosi degli studenti, più si rendeva conto di come si sentissero uniti nel perseguire un comune obiettivo. Alcuni erroneamente pensavano che i SeeD fossero null'altro che dei mercenari, ma quel Garden di certo non era una caserma. Decisamente.
Sorrideva, mentre si avviava con aria assorta verso l'ascensore. Si guardò intorno più e più volte, rimirando il superbo stile architettonico della hall. Le pareti circolari si richiudevano a cupola sopra la sua testa, stringendosi attorno al grande pilastro centrale.
Travolto da tanta magnificenza, per un attimo dimenticò il lungo viaggio che aveva intrapreso per giungere sin lì; per un attimo dimenticò la ragione per cui era partito.
Ogni cosa gli ritornò chiara alla mente nel momento in cui entrò nell'ascensore. Premette il pulsante per raggiungere la presidenza. Aveva l'autorizzazione: era una vecchia conoscenza del Preside e quindi gli fu accordato il permesso per quella visita inaspettata senza troppi problemi.
Prima di varcare la soglia si scrollò di dosso gli ultimi residui di sabbia e polvere che ricoprivano il suo giubbotto di pelle marrone; inconvenienti del mestiere. Da tempo Mir non faceva più caso a certe questioni estetiche, ma pensò che fosse comunque opportuno rendersi un po' più presentabile al suo vecchio amico. Cercò inutilmente di sistemare i suoi capelli castani; niente da fare, erano troppo arruffati e ribelli per natura.
Quando si sentì pronto, diede due colpi alla porta con le nocche della mano e senza attendere la risposta entrò nella stanza. Il volto bonario del Preside Cid Kramer lo salutò con un sorriso cordiale.

MIR: Preside Cid, quanto tempo! Sono davvero felice di rincontrarti, e noto che nonostante l'età hai sempre un'aria da giovanotto.

CID KRAMER: Ho ho ho! Eh... a dire il vero ormai sono pieno di acciacchi, ma non mi lamento.

MIR: Tua moglie sta bene?

CID KRAMER: Oh, sì! Lei è sempre bellissima come il primo giorno in cui l'ho incontrata.

MIR: Aaah! Sei sempre strainnamorato, eh? Lo dicevo io che sei ancora un giovincello!

CID KRAMER: Avrai fatto un lungo viaggio. Forse è meglio che ti riposi e magari potrai avere il tempo di farti un bel bagno caldo.

MIR: Già, mi piacerebbe, ma questa purtroppo non è una visita di piacere...

CID KRAMER: Capisco... dunque sei venuto qui per chiedere l'intervento dei SeeD?

MIR: Beh, non è esattamente una cosa grave, o almeno così spero. Però credo valga la pena di indagare.

CID KRAMER: Che è accaduto?

MIR: Mi trovavo ad Esthar, per fare ricerche su un'antica costruzione ritrovata di recente. Con me c'era anche il Dottor Odine e sembrava molto interessato alla mia scoperta.

CID KRAMER: Strano...

MIR: Già, infatti! Lui ama definirsi uno scienziato a tuttotondo, ma di solito l'archeologia non l'ha mai attratto più di tanto...

CID KRAMER: Pensi quindi che sia a conoscenza di qualcosa che non ha voluto rivelarti?

MIR: Il sospetto è forte, ma la cosa più misteriosa è che, durante la notte, uno dei miei uomini ha visto il Dottor Odine intrufolarsi nell'area degli scavi.
Poi tutti quanti abbiamo percepito una forte scossa tellurica, come un terremoto, o forse dovrei dire una violenta esplosione sotterranea.
Dall'area scavi proveniva un'intensa luce azzurra, quasi accecante. Rimanemmo a guardarla per alcuni secondi, poi scomparve e con lei anche il Dottor Odine.

CID KRAMER: Tutto ciò è davvero insolito! Avete poi fatto delle ricerche?

MIR: Sì, ma non all'interno del tempio. Ho dato ordine affinché nessuno vi entrasse, non so bene che cosa ci sia all'interno, ma non voglio rischiare. È meglio che siano dei professionisti ad occuparsi della perlustrazione.

CID KRAMER: Sì, comprendo. È per questa ragione che hai pensato di rivolgerti a me?

MIR: Non solo. Per la verità dopo quell'avvenimento sono accaduti molti fatti insoliti ad Esthar City.

CID KRAMER: Che cosa intendi per "fatti insoliti"?

MIR: È difficile da spiegare... ancora non conosciamo bene né le cause, né le modalità con cui avvengono, ma in tutti i casi i testimoni hanno descritto un'intensa luce azzurra. A seguito di ciò sono scomparsi oggetti o persone. Inoltre alcuni esploratori affermano di aver avvistato nella grande pianura di Esthar dei mostri finora sconosciuti.
Il Presidente è molto preoccupato e siccome siamo amiconi mi ha dato l'incarico di venire da lei a chiedere aiuto.

CID KRAMER: Capisco. In questo caso penso di avere l'uomo giusto per questa missione. È un tipo molto riflessivo ed acuto, riuscirà sicuramente a far luce su questo mistero.

MIR: Fantastico! Non vedo l'ora di conoscerlo!

CID KRAMER: Ho ho ho! Sempre pieno di entusiasmo! Ti accontento subito.

Il Preside si avvicinò alla sua scrivania e premette un bottone vicino al microfono.

CID KRAMER: Il Capitano Jean Jaquemonde è desiderato in presidenza. Ripeto, il Capitano Jean Jaquemonde è desiderato in presidenza.

MIR: Che tipo è questo... Jaquemonde?

CID KRAMER: Non essere impaziente, presto potrai fartene un'idea con i tuoi stessi occhi.

Prima ancora che il Preside finisse di pronunciare quest'ultima frase, silenzioso come un ninja, un uomo vestito in abiti scuri entrò nella stanza. Aveva i capelli di un nero corvino legati in una coda che arrivava fino alle spalle. Il suo sguardo era freddo e determinato.
Mir si accorse della sua presenza solo quando questi comparve al suo fianco. Osservandolo meglio si rese conto che sotto al cappotto in pelle indossava l'uniforme SeeD.

JEAN: Capitano SeeD Jean Jaquemonde, a rapporto.

Jean lanciò un'occhiata sospettosa verso Mir.

MIR: Accidenti, ma è un fulmine! È già arrivato e nemmeno me ne sono reso conto!

JEAN: Mi scusi, ma credo di non aver afferrato il suo nome.

MIR: Ha ha ha! Hai proprio ragione, ma dammi del tu! Il mio nome è Mir, Mir The Great, piacere di conoscerti!

Mir protese la mano, ma con suo disappunto tutto ciò che ottenne fu un saluto appena accennato con il capo.

MIR: * Mi sembra di conoscere qualcun altro con lo stesso vizio... *

CID KRAMER: Mir è un archeologo che in passato ci è stato di grande aiuto per le nostre missioni. È venuto fino a qui per chiedere l'intervento dei SeeD ad Esthar, dovrai scortarlo a destinazione ed aiutarlo nella sua missione. Durante il viaggio ti verranno forniti i dettagli.

JEAN: Eseguirò gli ordini e porterò a termine questa missione con successo.

MIR: * Questo qui sembra proprio uno snob, sarà per via del nome aristocratico? *

JEAN: * Ha l'aria di essere un tipo poco serio, speriamo non mi crei troppi problemi. *

CID KRAMER: Bene! Bene! Vedo che andate d'accordo! Ovviamente Jean puoi decidere di portare con te tutti gli uomini che riterrai necessari.

JEAN: La ringrazio della fiducia accordatami, ma ritengo di potercela fare con le mie forze, e per quanto concerne Mir, spero non intenderà partecipare attivamente; io non mi riterrò responsabile della sua incolumità.

MIR: Ehi, ehi! Ma di cosa hai paura? Per caso in una delle tue precedenti missioni il tuo compagno ha fatto una brutta fine?

JEAN: Ugh...

Jean, con un evidente sforzo di volontà, trattenne la sua rabbia e abbassando lo sguardo si avviò verso l'uscita senza proferire parola.

MIR: Beh... ma adesso che ti prende?

Jean si fermò davanti alla soglia e squadrò Mir con freddezza.

JEAN: Tu non puoi capire, ma ti sarei grato se evitassi di interferire nella mia vita privata.

MIR: Eh..? Ma dai, non mi dirai che è vero? Cioè, sul serio, ho colpito nel segno? Ha ha ha!

JEAN (Furente): Razza di imbecille! Come fai ad essere così insensibile, ma che uomo sei?!!

MIR: Ha ha ha! Ehi, ehi, calma! Stavo solo scherzando! Almeno adesso ho la prova che sei un essere umano.

JEAN: Ma... ma... ma... * Che uomo assurdo! *

CID KRAMER: Sono contento di vedere che siete in sintonia, tuttavia Jean... la procedura vuole che ad ogni missione partecipino almeno due SeeD.

Jean ponderò le parole del Preside, e con suo disappunto si rese conto che corrispondevano al vero. Provò un po' di stizza anche verso sé stesso per essersene dimenticato. In quanto Capitano aveva il dovere di conoscere il regolamento meglio di chiunque altro.

JEAN: Già, la procedura vuole esattamente così.

MIR: Beh, ma a dirla tutta siamo già in due. Anche se non sono un SeeD, non dovete mica sottovalutarmi! E poi mi sembra che il Capitano, qui, sia sicuro del fatto suo. Va bene così Cid, non ti preoccupare, noi insieme bastiamo e avanziamo!

JEAN: La procedura vuole che le missioni vengano svolte da almeno due SeeD, e tu sei un archeologo, se ho ben capito.

MIR: Sì, d'accordo, ma come ti ho appena detto non devi sottovalutarmi per questo. So il fatto mio, quando si tratta di menare le mani!

JEAN (Sospirando): Noto che il tuo atteggiamento non è quello adatto ad affrontare una missione, quindi a maggior ragione sarà meglio attenersi al regolamento.

CID KRAMER: Bene!

Jean fu sorpreso da quell'esclamazione. Sembrava nascondere qualcosa di premeditato.

JEAN: Quindi vorrei portare con me...

CID KRAMER: Porterai con te Krysta Venus, ho deciso.

JEAN: Ma come? Credevo mi avesse detto che potevo scegliere chi portare con me! E poi... Krysta... quello è diventato SeeD solo un anno fa! È un indisciplinato, è irrequieto, ama disobbedire, perché vuole che mi accompagni proprio lui? Inoltre, se mi permette, dovrebbe essere il Comandante Squall ad avere l'autorità in campo militare.

CID KRAMER: Ma i SeeD non sono dei semplici mercenari, e le vostre missioni non devono essere intese unicamente come un lavoro. Come responsabile della formazione del vostro spirito e del vostro carattere ho il diritto di prendere simili decisioni.
Ciò che hai detto corrisponde al vero. Krysta è un ragazzo problematico, ed è proprio per questo che ho deciso di affiancarlo a te in questa missione.

JEAN: Ma Preside... un solo anno di esperienza. Poche matricole hanno passato l'esame con così tanto ritardo, perché vuole complicare le cose?

CID KRAMER: Ormai ho preso questa decisione, e per quanto riguarda la missione confido nelle tue capacità.

Detto questo il Preside chiamò Krysta con una comunicazione interna.
L'espressione del Capitano era inequivocabile.

CID KRAMER: È un ordine, Jean.

JEAN (Visibilmente contrariato): Sissignore. Il SeeD Krysta Venus affiancherà me e l'archeologo Mir The Great in questa missione

CID KRAMER: Bene, ho fiducia in te.

JEAN: Non la deluderò.

Dopo circa un minuto un ragazzo dai capelli biondi in abiti informali fece la sua comparsa. Non aveva bussato, né aveva annunciato il suo arrivo. Se ne stava lì, muto, fermo davanti al Preside, senza degnare di un solo sguardo gli altri due uomini.

CID KRAMER: Ah, Krysta, eccoti qui. Ben arrivato!

Cid gli spiegò rapidamente la situazione, ma lui non sembrava particolarmente interessato.

KRYSTA: Dovrei seguire gli ordini di questo Capitano da quattro soldi?

Jean stava per rispondergli a tono, ma un gesto di Cid lo fermò.

CID KRAMER: Questo è un ordine, non è una richiesta. In qualità di SeeD devi rispettare il tuo Caposquadra ed i suoi ordini. Non tollererò alcun tipo di disobbedienza, siamo intesi Krysta?

KRYSTA: La smetta di fare l'autoritario, non ne è capace, si rende solo ridicolo. Ci vediamo giù.

Detto questo Krysta se ne andò con la sua spada appoggiata sulla spalla. Jean era visibilmente irritato, non aveva mai potuto soffrire le persone infantili e indisciplinate, Krysta in modo particolare. Fin dal primo momento in cui si erano incontrati aveva dimostrato di essere una testa calda incapace di gestire anche la più semplice delle missioni.

MIR: Simpatico il ragazzino, eh? Ma siete tutti così nervosi qui dentro?

Jean fece cenno a Mir The Great di seguirlo fuori. I due, dopo aver salutato il Preside, presero l'ascensore.


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Final Fantasy - Merging Destinies

Seila

D'improvviso aprì gli occhi.
Il cuore le batteva a mille e faceva fatica a respirare, come se avesse dovuto sopportare da sola le sofferenze di tutto il mondo. Dopo il primo attimo di smarrimento si ricordò dov'era. Si guardò intorno nel suo laboratorio pieno di piante e di gabbie di animali, che suo malgrado dovevano stare rinchiusi là dentro. Come al solito si era addormentata lì, mentre finiva di riempire gli ultimi moduli della giornata. La stanza era buia, riusciva a malapena a distinguere le sagome dei mobili. Eppure era sicura di avere visto la stanza ben illuminata, appena sveglia. Però era strano. Era come se l'ambiente fosse stato invaso da una luce azzurra per un attimo, per poi tornare nel buio totale. Forse aveva sognato quell'attimo, forse era ancora nel suo dolce e caldo sogno, quello che ogni notte la riportava nel passato di undici anni prima, nel posto dove era nata e cresciuta, gelido, ma colmo del calore della sua famiglia. In effetti quella luce azzurra le ricordava la luce che c'era sempre nella sua casa di quand'era bambina.
L'ansia invase la ragazza, riportandola di colpo alla realtà. Non capiva come mai si sentiva così male, così spaventata, e perché  provava quel senso di dolore indescrivibile in tutto il corpo. Come colta da un inspiegabile terrore, si alzò di scatto e corse ad accendere la luce, inciampando in tutto quello che trovò nel breve tragitto. Quando finalmente gli occhi si abituarono all'improvvisa ed intensa luce del laboratorio, lentamente, fu costretta ad assistere ad uno spettacolo raggelante. Tutti i suoi animali erano morti, le piante erano appassite. Com'era possibile? In fondo aveva dormito poche ore, com'era potuto succedere senza che lei se ne accorgesse? Adesso capiva come mai stava così male. Dentro di sé raccoglieva tutto il dolore dei suoi cari amici che l'avevano appena lasciata in un modo misterioso, ma sicuramente tragico ed improvviso, tanto da provocarle così tanto panico e sofferenza. I suoi cari amici. Gli unici che per i suoi cinque anni di lavoro al Centro di Ricerca del Lifestream  le erano stati accanto ogni giorno. Ma forse non solo loro erano morti. Forse tutte le cavie del centro ricerca avevano subito la stessa sorte. La ragazza corse subito a verificare, sforzandosi di trattenere le lacrime che prepotentemente colmavano i suoi occhi e le stringevano la gola. Girò tutti i laboratori del centro. Purtroppo era come pensava. Tutti gli animali e le piante erano morti. Sconsolata, la ragazza si lasciò cadere sul pavimento, e scoppiò a piangere, pianse per ore raggomitolata sulle sue ginocchia senza capire e senza pensare. Il silenzio del laboratorio era per lei insopportabile, proprio quel luogo dove lei sentiva sempre una miriade di voci, il luogo che non era mai silenzioso.
Quasi come un'onda di ritorno, d'improvviso la ragazza si alzò e cominciò a correre senza una meta, mentre la sua mente si affollava di pensieri e di domande. Com'era potuto accadere tutto ciò? Cosa avrebbe fatto d'ora in poi? La Shinra avrebbe dubitato di lei per quanto accaduto? No, non potevano dubitare di lei. Proprio lei che amava tanto il suo lavoro, che dedicava ogni minuto della sua giornata a curare i suoi amici, che aveva dato loro tanto affetto.
La Shinra. D'un tratto si fermò. Cosa avrebbe fatto la Shinra ora che il suo più importante investimento era andato distrutto in quel modo? Sicuramente avrebbe cercato di recuperare il denaro perso a spese dei cittadini. Poco le importava. Era arrivata in un luogo dove aveva trovato la calma. Ad un tratto si rese conto di essersi persa. Non sapeva più in che luogo fosse finita, ma sentiva delle dolci voci che cantavano delle splendide melodie.
Sconvolta, la ragazza si sdraiò per terra, dove, annebbiata dalle lacrime, scorse dei fiori e, più lontano, un altare. Appena appoggiò la testa al suolo, senza più pensare a niente, si addormentò.



Intanto, nel Garden di Balamb, Jean e Mir erano scesi al primo piano.

JEAN: Devo passare a ritirare il mio equipaggiamento, puoi aspettarmi all'ingresso del Garden.

MIR: E per quale ragione? Ormai siamo compagni, non fare il timido! Dai, sono proprio curioso di vedere com'è fatta la stanza di un SeeD di alto rango!

JEAN: ...

I due si avviarono nella stanza di Jean. Era un monolocale, grande abbastanza da poterci far accomodare tranquillamente almeno tre persone, e aveva un sala da bagno interna. La mobilia era composta da una scrivania di vetro sulla quale era riposto un computer, tre mensole d'acciaio, un letto ed un grande armadio di legno laccato bianco vicino al quale spuntava una grande valigia di pelle nera solcata da spesse finiture di ferro. Jean, con naturalezza, prese l'enorme custodia, la posò per terra e l'aprì.
Mir non riuscì a contenere un'esclamazione di sorpresa. Dentro la valigia c'era un gunblade grande almeno il doppio rispetto ad un normale modello Kastlet. Vicino all'enorme arma vi era anche un potente mirino. Jean lo prese e lo infilò in una tasca del suo cappotto, dopodiché sollevò il gunblade con una mano, come se fosse poco più pesante di una normalissima spada, e l'agganciò ad una tracolla.

MIR: Ehi, ma che razza di gunblade è quello? Non avevo mai visto nulla del genere!

JEAN: E non ne vedrai mai. Questo è un prototipo, si chiama Judgement Sword. L'ha fatto un armaiolo amico della mia famiglia. È stato l'unico regalo di mio padre. Me l'ha dato prima che mi arruolassi nei SeeD.

MIR: Oooh! Vedo che allora sappiamo parlare! Bene, allora non sei così freddo come sembri. Comunque è meglio se non ti porti dietro quell'impermeabile. Dove andiamo non ti sarà né utile, né comodo. Muoversi nei cunicoli sotterranei richiede abiti pratici.

JEAN: Come ho detto prima, non ti intromettere nella mia vita privata. Questo è l'equipaggiamento di cui ho bisogno. Possiamo partire.

MIR: È sempre legato al tuo passato?

JEAN (Molto irritato): Taci! Tu non sai nulla! E non ne saprai mai nulla!

MIR: Va bene, va bene... * Che tipo intrattabile. *

JEAN: Andiamo.

I due si diressero in silenzio all'ingresso, dove Krysta già li attendeva.

MIR: Salve! Prima mi sono dimenticato di presentarmi come si deve: io sono l'archeologo Mir The Great, e sono molto contento di partecipare a questa missione insieme a te e al Capitano Jean.  

KRYSTA: ...

MIR: Beh? Hai per caso perso la lingua per strada?

KRYSTA: Sta' zitto!

MIR: Ehi, ma che modi sono? Stavo solo cercando di socializzare un po'.

JEAN: Presentati, Krysta! Dovremo collaborare, quindi niente colpi di testa. Ti sta solo porgendo il suo saluto.

KRYSTA: Cosa credi, di potermi comandare come fa il Preside con te? Non sei che un Comandante di pupazzi!

Quel nomignolo mandava letteralmente in bestia Jean.

JEAN: Hai oltrepassato ogni limite! Se manterrai questa condotta mi costringerai a prendere misure disciplinari nei tuoi confronti!

KRYSTA: ...

MIR: Ehi, ehi! Calmi, su, non è successo niente in fondo. Ti chiami Krysta, giusto? Bene, so il suo nome. Visto, Jean? Non c'è nessun problema, va benissimo così. A me sta bene se sei un tipo poco socievole, amico mio, in fondo ognuno è fatto a modo suo.

JEAN: * Maledizione! * Sei tu che hai chiesto il nostro aiuto e quindi sei tu che decidi.

MIR: Oh! Così mi piaci, Jean. Allora, prossima tappa: Timber!

Con una macchina SeeD i tre si diressero verso la stazione di Balamb dove comprarono i biglietti. Saliti sul treno per Timber, si diressero nella carrozza a loro adibita.

MIR: Che lusso! Certo che voi SeeD vi trattate bene!

JEAN: Il viaggio verso Timber non sarà molto lungo, da lì poi prenderemo un treno diretto ad Esthar City. Intanto esponimi i dettagli della missione.

MIR: * È veramente gelido. *


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Seila

#3
All'interno della lussuosa presidenza del Garden di Galbadia, Dodonn osservava corrucciato i vari rapporti che lampeggiavano sul monitor del suo terminale.
Da Esthar giungevano notizie sull'avvistamento di creature mostruose mai viste. Il governo di Galbadia City, questo era il nome attuale dell'ex Deling City, faceva sapere che un intero edificio situato nella periferia ovest era letteralmente sparito, lasciando null'altro che le fondamenta. Inoltre, una delle sue squadre SeeD impegnata in missione non aveva più dato proprie notizie.
Ovunque si registravano avvistamenti di misteriose esplosioni di luce azzurra.
Qualcosa di molto insolito stava accadendo nel mondo, e Dodonn era un uomo troppo pragmatico per pensare ad una serie di coincidenze. Ma, per quanto si sforzasse, non riusciva davvero a venire a capo di quel mistero.
Intanto nell'atrio della scuola si era formata una gran folla di studenti e SeeD, fatto strano per quell'ora. Erano già cominciate le lezioni, ed era veramente inusuale per chi conosceva la disciplina del Garden vedere tanta confusione fuori dalle aule.
Valentine, sempre in ritardo, quasi sbatté contro la schiena di un suo compagno di corso, e fu allora che, ascoltando le discussioni della gente intorno, scoprì il motivo di tutto quel fermento.
Le informazioni erano in qualche modo trapelate. C'era una grande apprensione per i compagni dispersi e alcuni dei loro amici avevano svolto indagini personali scoprendo che sparizioni simili stavano avvenendo un po' in tutto il mondo.
Valentine ne fu impaurita e al tempo stesso affascinata; dentro di sé sapeva che qualcosa di molto importante stava per accadere.
Uno dei SeeD responsabili della sicurezza del Garden, osservando tutto quel trambusto, decise che la cosa migliore fosse quella di avvisare il Preside Dodonn in persona.
Il suo rango gli consentiva l'accesso all'ascensore per il terzo piano e quindi poteva entrare in presidenza in qualsiasi momento senza dover chiedere il permesso. Sapeva che non doveva usufruire di questo privilegio con leggerezza, ma la situazione era a suo avviso abbastanza grave. Il Garden di Galbadia non poteva starsene con le mani in mano.
Quando le porte automatiche si aprirono, egli vide Dodonn seduto dietro alla sua enorme scrivania. Era al telefono e la sua espressione era decisamente seria.

DODONN: La ringrazio sinceramente per avermi avvertito, Preside Cid. Sì, in base ai rapporti che mi sono pervenuti ritengo che la situazione sia decisamente seria.

Il responsabile della sicurezza si avvicinò al Preside rimanendo in silenzio.

DODONN: Sono lieto che comprenda il mio desiderio di far sì che questa diventi una missione congiunta tra il suo Garden e il mio. Una delle mie squadre risulta dispersa ed è nel mio interesse fare chiarezza quanto prima. Invierò subito uno dei miei uomini, mi dia solo il tempo di decidere  quale sia il membro più adatto a questo compito. Le telefonerò subito dopo la sua partenza.

Il SeeD, udendo quelle parole, si sentì rincuorato. Il Preside stava già prendendo provvedimenti.

DODONN: Molto bene, allora è deciso. La ringrazio ancora per la sua disponibilità.

Detto questo Dodonn riattaccò il telefono e scrutò con aria interrogativa il ragazzo di fronte a sé.

DODONN: Puoi parlare.

SEED: Mi scusi per l'intrusione, signore, ma è mio dovere avvertirla che le notizie sugli strani accadimenti, ritenuti essere collegati alla sparizione della squadra SeeD in missione speciale, sono trapelate all'interno del Garden.
Gli studenti e i SeeD sono in subbuglio e temo che...

DODONN: Ho capito.

Dodonn si sollevò mestamente dalla sua sedia.

DODONN: Temo non ci sia altra scelta, parlerò personalmente a tutti gli studenti e ai SeeD del Garden. Convoca subito un'assemblea straordinaria.

Il SeeD fece il saluto militare in segno di assenso e si diresse subito nella sala delle comunicazioni interne per dare l'annuncio. Dopo pochi minuti la grande aula delle conferenze si riempì di SeeD e studenti. Tutti attendevano il discorso del Preside. Dodonn non li fece aspettare a lungo e cominciò a parlare al microfono.
Come suo solito iniziò con una lunga e non gradita introduzione, continuando poi con le inevitabili rassicurazioni. Spiegò a grandi linee qual era la situazione, senza però rivelare molto più di quanto i suoi studenti già non sapessero. Infine comunicò che il Garden di Balamb aveva già inviato una spedizione per svolgere indagini sulla probabile fonte del fenomeno. Aggiunse in seguito che di comune accordo col Preside Cid era stata presa la decisione di inserire nella squadra un membro del Garden di Galbadia.

DODONN: Vi comunicherò ora il nome del SeeD che prenderà parte alla missione...

Dagli spalti improvvisamente una ragazza si alzò in piedi. Aveva i capelli corti di un colore che sfumava dal castano chiaro al rosso e gli occhi verdi. Benché sembrasse una ragazzina il suo corpo lasciava capire che doveva avere almeno diciassette anni. Sollevò la mano e con stupore di tutti si mise a parlare a gran voce.

VALENTINE: Signor Preside, la prego! Faccio formale richiesta affinché mi venga affidata questa missione!

Un brusio generale si espanse come un'onda in tutta la sala. Quella strana ragazzina stava contravvenendo a tutte le più fondamentali regole del Garden. Valentine dal canto suo si sentì come bruciare dall'imbarazzo. Aveva fatto tutto senza pensarci, come mossa da uno strano irresistibile impulso. Ormai però era in ballo e non poteva far altro che continuare su quella strada, incrociando le dita.
Dodonn la squadrò a metà tra il sorpreso e l'indispettito.

DODONN: Identificati.

VALENTINE: SeeD Valentine Ravel, diciassette anni, matricola 23657, specialista in arti magiche ed evocazioni.

Cercò di sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi.

DODONN: * Valentine Ravel! Il nome non mi è nuovo, mi era stata segnalata come una delle più promettenti nuove leve. Una ragazzina dal brillante curriculum scolastico... Potrebbe essere l'elemento più adatto. *

Dopo aver riflettuto per circa una ventina di snervanti secondi infine il Preside parlò.

DODONN: E sia! Puoi considerare la tua richiesta approvata. Partirai immediatamente per Timber dove ti congiungerai alla spedizione del Garden di Balamb sotto il comando del Capitano Jaquemonde.



C'era grande agitazione nei piani alti del quartier generale della Shinra. Impiegati in doppio petto correvano da un ufficio all'altro come tante formiche operaie. Trasportavano pile di documenti cartacei con occhi nervosi e trafelati. Le misure di sicurezza erano state incrementate ed ogni porta era presidiata da una coppia di soldati dalle uniformi azzurre. Era la tipica "procedura gamma" per il controllo delle fughe di informazioni. Qualcosa di grosso era appena giunto alle orecchie della divisione scientifica e di quella della difesa.
Un uomo in abito scuro di bell'aspetto, ma dallo sguardo freddo ed inumano, camminava con passo sicuro accompagnato da una giovane donna col camice bianco e dai lunghi capelli blu.
Lei sembrava sconvolta come se avesse appena ricevuto una terribile notizia, lui era totalmente impassibile.

LENG: Dottoressa Clio, mi ci è voluto davvero molto tempo per riuscire a rintracciarla. Potrei sapere che cosa le è accaduto?

CLIO: Non so spiegare, mi sento molto strana, per quale ragione sono stata convocata? È per via della morte delle cavie? Io non so dare una risposta...

LENG: Per il momento questa questione è irrilevante. Stanno accadendo molte cose strane in questo mondo, ma il motivo per cui l'ho portata qui è di altra natura. Ci serve il suo parere su una certa questione.

Inizialmente Clio fu sorpresa da come Leng liquidò la faccenda relativa alla morte dei suoi animali e delle sue piante, poi però smise di pensarci per non rischiare di crollare in lacrime.

CLIO: A cosa si sta riferendo?

La ragazza non era riuscita a nascondere una certa apprensione. Non si era ancora ripresa del tutto dallo shock di poco prima.

LENG: Si tratta di una questione di massima segretezza. L'avverto che tutto ciò che vedrà nelle prossime ore è da considerarsi assolutamente top secret.

CLIO: Va bene, certamente... sa bene che sono sempre rimasta fedele alla Shinra.

LENG: Molto bene, allora mi segua.

I due, dopo essere saliti su uno degli ascensori esterni, si diressero verso il sessantasettesimo piano dove era situato il centro ricerche del Dottor Talos. Dopo i soliti controlli di sicurezza vennero infine lasciati entrare in una stanza ben presidiata da quattro soldati Shinra.
Il cuore di Clio batteva forte, più che mai. Dentro la stanza c'erano due persone. Una di queste era Heidegger, il Capo della divisione per il mantenimento dell'ordine e della pace, l'altra era un uomo piccolo e anziano dall'aspetto decisamente insolito.

HEIDEGGER: Dottoressa Clio, ben arrivata. Le presento il Dottor Odine.

ODINE: Molto piacere.

CLIO: Non capisco... perché tanta segretezza?

Leng e Heidegger si scambiarono un'occhiata veloce. Un solo impercettibile cenno del capo fece capire all'uomo in nero che poteva parlare liberamente.

LENG: Nelle ultime ore ci sono stati parecchi avvistamenti di alcuni fenomeni non meglio identificati, che noi abbiamo denominato: "esplosioni azzurre".
Lampi di luce che esplodono improvvisamente dal nulla e che generano situazioni anomale, a volte eliminando fisicamente intere zone del nostro mondo, a volte rilasciando creature mai viste.

CLIO (Sempre più confusa): Ma questo...

LENG (Indicando Odine): Dalla prima di queste esplosioni è uscito questo individuo.

ODINE: Ezattamente! È tutto molto kiaro.

CLIO: Allora mi spieghi, perché a me sembra invece tutto molto assurdo.

ODINE: Afete mai sentito parlare di unifersi paralleli?

CLIO: Certo, ma credevo fosse solo una teoria.

ODINE (Arrabbiato): Non essere teoria! È ferità scientifika! Io afere fatto molti studi a rikuardo. Kapita a folte, in rarissime okkasioni, ke essere ti una timensione kapiti in un'altra e ficefersa!
Qvesto è sempre akkaduto!

CLIO: Non mi pare, non ho mai sentito nulla del genere...

Leng e Heidegger si scambiarono un'altra occhiata.

LENG: A dire il vero noi sappiamo di casi simili già accaduti in passato...

HEIDEGGER: Ma per il momento questo non è di sua competenza, Dottoressa Clio.

ODINE: Io tempo fa nel mio mondo entrai in pozesso di antiko e mizteriozo lipro. In esso fi è narrata una ztoria affascinante, la ztoria di un makkinario proibito kapace di cenerare farki timensionali.

CLIO: Nel suo mondo? Significa che lei proviene da un'altra dimensione?

ODINE: Ezattamente! Ma lasci me finire tiskorso. Dopo tanti anni finalmente il mio ezimio collega, Mir The Kreat,  ha trofato il tempio in kui per tifersi sekoli il makkinario proibito fu kustodito.
Non potefo però difidere kon lui la skoperta, così mi unii alle sue ricerke senza rifelargli nulla.

CLIO: Ma questo è un comportamento scorretto!

ODINE: Ma kosa tire! Io afere fatto tutto in nome ti scienza! Komunqve io afefo già in mio possesso il kristallo timensionale, la kiafe per azionare il proibito makkinario!
Approfittai della notte per intrufolarmi negli skafi e con trepidazione attifai il ceneratore ti interferenze timensionali. Poi fidi una grande luce blu e mi ritrofai in qvesto mondo.
Tutto qvesto essere estremamente interessante, kome scienziato sono al settimo cielo!

CLIO: Allora lei è in grado di passare da una dimensione all'altra!

ODINE: Non ezattamente. L'ezperimento ha dato ezito non prefisto. Io afere perso il kristallo turante fiaggio. Il makkinario è senza kontrollo e così ora in tutto il multiferso si kreano farki timensionali in maniera kasuale.

CLIO: Come possiamo fermare tutto questo?

ODINE: Offio! Dofete trofare kristallo e riportarlo all'antiko tempio nel mio mondo.

CLIO: E dove si trova il cristallo?

ODINE: Io non potere sapere... Può essere finito in una kualsiasi delle infinite timensioni.

CLIO: Ma questo è terribile...

ODINE: Qvesto è nulla! Se noi non fermare tutto ciò in tempo, si ferifikerà una fuzione timensionale!

CLIO: Una fusione dimensionale..?

ODINE: Parte del mio mondo potrebbe ritrofarsi contemporaneamente anke nel fostro e ficefersa. Così accadrà ad altri mondi, finké tutti non sarano fuzi in uniko krante uniferso!

HEIDEGGER: Tutto questo è davvero molto interessante, Dottor Odine. Quando pensa che ciò accadrà?

ODINE: Io non sapere, forse tra un mese, forse tra anni. Non afere abbastanza informazioni...

HEIDEGGER: C'è energia Mako sul suo pianeta?

ODINE: Mako? Io non sapere kosa essere.

HEIDEGGER: È una cosa che serve a produrre energia.

ODINE: Ah, noi afere molta enercia ad Esthar City.

HEIDEGGER: Basta così. Dottoressa Clio, mi segua, le devo parlare in privato.

Leng, Heidegger e Clio lasciarono il Dottor Odine solo nella stanza e si spostarono in quella adiacente.

HEIDEGGER: Bene, Dottoressa, da lei mi aspetto una sola cosa: voglio che lavori fianco a fianco con il Dottor Odine. Insieme dovete trovare il modo di passare nel suo mondo e in tutti gli altri. Ogni informazione dovrà essere subito comunicata al quartier generale, i Turk provvederanno alla copertura di ogni operazione.

CLIO: Ma i miei precedenti esperimenti?

HEIDEGGER: Gya ha ha! Lei è una scienziata e non si rende conto di ciò che abbiamo di fronte? I suoi stupidi animali non sono neanche lontanamente paragonabili a quello che ci aspetta.
Questo progetto ha la priorità assoluta!

Clio sentì come un grosso nodo in gola; sentiva di avere una gran voglia di piangere, ma qualcosa la bloccava e non poté far altro che annuire di fronte all'irsuto volto di quel grasso e disgustoso guerrafondaio.


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Final Fantasy - Merging Destinies

Seila

Un altro universo, un altro pianeta, un'altra città. Un treno dolcemente si arrestò di fianco ad una banchina di cemento. Tre uomini ne uscirono; non avevano molte cose in comune, ma un unico obiettivo li vedeva uniti, quel giorno, sotto il cielo di Timber.

MIR: Aaah! Saranno anche lussuose le carrozze che vi mettono a disposizione, ma un viaggio in treno rimane sempre un viaggio in treno! Mi sento a pezzi, ora che si fa? Andiamo a bere qualcosa mentre aspettiamo l'altro treno?

JEAN: Sì, andremo a riposarci un attimo.

KRYSTA: ...

JEAN: Tu verrai con noi.

KRYSTA: ...

Poco più lontano qualcuno correva nella direzione dei tre. Si fermò davanti a Jean e dopo averne osservato i gradi sull'uniforme fece il saluto militare.

MARK: Sono il SeeD Mark Kamary di stanza a Timber, ho l'ordine di comunicare un messaggio al Capitano Jean Jaquemonde del Garden di Balamb.

JEAN: Sono io, parla pure.

MARK: Il Preside Cid mi ha ordinato di informarla che d'ora in avanti questa missione dovrà essere considerata un'operazione congiunta con il Garden di Galbadia. Il Preside Dodonn ha già inviato uno dei suoi uomini per unirsi alla sua squadra. Gli ordini sono di rimanere a Timber in attesa del suo arrivo.

JEAN: Cosa? E per quale motivo si rende necessaria la presenza di un altro SeeD?

MARK: Non posso risponderle, Capitano. So solamente che il SeeD Valentine Ravel sarà presto qui.

JEAN: * Una donna... Leya... no, non devo pensarci... *

MARK: Capitano, posso andare?

MIR: Ma sì, va'! Che ti importa?

MARK: Ma veramente...

MIR: Va', va', te lo do io l'ordine.

Il SeeD se ne andò con fare titubante; Jean dal canto suo sembrava ancora assente.

MIR: Uh, uh! Toc Toc! C'è Jean in casa? C'è qualcuno?

JEAN: Eh? Cosa?

MIR: Che ti prende? Sei davvero così stanco? Siamo soltanto all'inizio...

JEAN: Non è niente, non preoccuparti. Andiamo ad aspettare al bar.

Seduti intorno ad un tavolo, i tre si ritrovavano gli uni di fronte agli altri senza sapere cosa dirsi. Mir aveva tentato invano di dare inizio a delle conversazioni, ma avevano tutte quante finito per morire in tempi rapidi. Krysta non voleva saperne di parlare, e Jean sembrava stranamente turbato: dall'incontro col SeeD si era fatto pensieroso ed aveva assunto un'espressione corrucciata. Quindi per un tipo come Mir quei momenti sembrarono durare un'eternità, e per non pensarci troppo iniziò ad osservare i suoi compagni. Non potendoci parlare, era l'unica cosa che gli era rimasta. E partì da Krysta, visto che col Capitano Jean aveva già potuto discorrere un po' ed aveva avuto modo di osservarlo da vicino. Sul conto di quel ragazzo non sapeva proprio nulla e anche sul treno non riuscì ad ottenere che occhiatacce. Krysta era giovane, doveva avere più o meno venti anni, ma l'espressione lo faceva sembrare un uomo molto più maturo e quei suoi occhi blu sembravano perennemente persi da qualche parte. Indifferenza: questa era la parola che descriveva meglio Krysta, indifferenza. L'espressione trasmetteva proprio quello, né arroganza, né superficialità; indifferenza. Era lì seduto in attesa del nuovo SeeD, e non uno solo dei suoi capelli si era mosso, fermo, immobile come se il tempo gli scivolasse addosso senza che lui se ne accorgesse. Ne aveva visti pochi di tipi del genere, e Mir sembrò molto interessato.

KRYSTA: Cos'hai da guardare?

Mir fu preso alla sprovvista ed esitò un attimo prima di rispondere.

MIR: Niente, niente, non sapevo che fare e allora mi sono messo a guardarti, ma così per ingannare il tempo.

KRYSTA: Beh, non farlo. Odio essere fissato.

MIR (Sorridendo): Ricevuto!

E fu dopo quella mezz'ora passata al tavolo che una giovane ragazza dallo sguardo vivace entrò nel bar. Vide tre tipi attorno ad un tavolo e li raggiunse.

VALENTINE: Lei è il capitano Jean Jaquemonde? Del Garden di Balamb?

Jean fu sorpreso dall'arrivo alle sue spalle della ragazza, e si trovò in un iniziale imbarazzo che riuscì a nascondere con non poca fatica. Si alzò in piedi, e così fece Mir.

JEAN: Sì. Lei è il SeeD Valentine Ravel, presumo.

VALENTINE: Presumi benissimo, ma dammi del tu, mi imbarazza tanto formalismo.

JEAN: Va... va bene.

VALENTINE: Piacere di conoscervi, spero diventeremo amici!

MIR: Wow! Non mi aspettavo proprio che sarebbe giunta una così bella ragazza. Ti ha mai detto nessuno che hai davvero degli occhi stupendi?

VALENTINE: Non dire così, mi metti in imbarazzo...

Jean guardandola iniziò di nuovo a pensare a Leya.

VALENTINE: Che hai, Capitano?

MIR: È scemo, lascialo perdere.

Solo in quel momento Valentine si accorse della presenza di Krysta che era rimasto seduto davanti al tavolo.

VALENTINE: Ah, e tu sei Krysta, vero?

KRYSTA: ...

MIR: Lui è ancora più scemo, non farci caso.

VALENTINE: Uhm, ok. Allora, quando arriva il treno per Esthar?

MIR: Dovremo aspettare un po', ne è partito uno poco fa.

VALENTINE: Ah, mi dispiace, è colpa mia allora. Poco male, nell'attesa ci conosceremo un po' meglio.

MIR: Buona idea, ma prima ripassiamo al volo il programma.

VALENTINE: Ok!

Quindi si misero nuovamente seduti al tavolo e Mir iniziò a spiegare.

MIR: Allora, questo è il programma di viaggio. Passeremo per F.H. e poi sbarcheremo di fronte al Lago Salato. Lì ci verrà a prendere un velivolo esthariano e ci scorterà dritti verso il palazzo presidenziale.

VALENTINE: Perché non facciamo tutta una tirata?

MIR: Beh, a dire il vero la linea che collega Timber ad Esthar City non è ancora stata del tutto ripristinata, perciò non c'è scelta. Una volta arrivati sul suolo esthariano dovremo necessariamente cambiare mezzo di trasporto. L'alternativa consiste nel muoverci a piedi.

JEAN: Io opterei proprio per quest'ultima soluzione. Non credo ci sia bisogno di scomodare le autorità di Esthar City affinché ci forniscano un mezzo di trasporto. Soprattutto se si considera il fatto che non si tratta poi di un così lungo tragitto.

MIR: Oh, andiamo! Sanno del nostro arrivo, ci stanno aspettando, sono loro che hanno chiesto il vostro intervento. Non devi interpretarlo come un favore che hanno deciso di farci, è nel loro stesso interesse far sì che arriviamo a destinazione il prima possibile.

VALENTINE: Ehm... bene, allora, passiamo a noi. Come già sapete io mi chiamo Valentine Ravel, e sono un SeeD del Garden di Galbadia. Non chiedetemi del mio passato, ho dimenticato quasi tutto. Ricordo solo molto vagamente che mio padre era uno spadaccino. Io invece sono un'esperta evocatrice, la migliore del mio corso!

MIR: Aha! Sapevo che eri in gamba!

KRYSTA: Perché non chiudi la bocca?

VALENTINE: Eh? Dai, è per conoscerci, tu che ci dici di te?

KRYSTA: Di me?

VALENTINE: Sì! Esatto! Sembri un tipo piuttosto misterioso, perché non ci racconti la tua storia?

KRYSTA: Non credo siano affari tuoi.

Nuovamente il silenzio calò sopra di loro, ma lo infranse senza troppi problemi Mir.

MIR: Dunque... io di me stesso ho già raccontato molte cose. Sono un archeologo e viaggio per il mondo in cerca dei resti di antiche civiltà. È un lavoro faticoso, ma mi da' parecchie soddisfazioni.

VALENTINE: Wow! Dev'essere emozionante! Quando hai scoperto questa tua vocazione?

MIR: Mah... più o meno da quando sono nato... credo. Insomma mi sono riscoperto con questa dote naturale.

VALENTINE: Ah! E dove hai imparato il mestiere?

MIR: Imparato?

VALENTINE: Beh, visto che sai un sacco di cose sul passato avrai dovuto studiarle da qualche parte, no?

MIR: Uhm...

Mir iniziò a massaggiarsi le tempie dissimulando il suo disagio con un sorriso.

MIR: Beh... diciamo che sono un autodidatta.

VALENTINE: Però, che bravo!

MIR: Ma perché non ci racconti qualcosa anche tu, Jean?

JEAN: Il mio nome è Jean Jaquemonde, Capitano SeeD, ho venticinque anni e sono originario di Galbadia.

VALENTINE: Tutto qui?

JEAN: È tutto quello che devi sapere.

MIR: Non farci caso, lui fa così, ma in realtà è un tenerone, ho ho ho!

JEAN: Quello di parlare a vanvera è proprio un tuo vizio! Un giorno quella tua linguaccia ti causerà un bel po' di problemi!


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Final Fantasy - Merging Destinies

Seila

Mentre riordinava le sue cose, che avrebbe dovuto portare con sé al nuovo laboratorio, Clio aveva la mente affollata da mille pensieri. Cosa sarebbe successo d'ora in poi? La Shinra sembrava non aver più intenzione di condurre esperimenti sulle piante e sugli animali. Questo da una parte la consolava: essere artefice di quegli esperimenti spesso rischiosi per i suoi amici le dava molto dolore. Dall'altro lato la ragazza si sentiva sempre più sola. D'ora in poi non avrebbe più passato la giornata con le sue care piante ed i suoi cari animali. Il solo pensiero la gettava nell'angoscia, ma proprio per questo non poteva perdersi in cose del genere. Inoltre ora doveva passare la giornata con quello strano e bizzarro professore, che non la convinceva affatto.

CLIO: * Tanto ormai non m'importa più di niente... *

Si sentiva davvero depressa per quella situazione, ma quello che la rattristava di più era che adesso non poteva più sentire le voci degli esseri viventi; ormai attorno a lei c'era il silenzio assoluto.

CLIO (Parlando tra sé e sé): A me che importa di quegli stupidi esperimenti..?

LENG: Noto che anche oggi è di cattivo umore, Dottoressa Clio.

La ragazza si girò e vide il Turk appoggiato allo stipite della porta con stampato sul volto quel suo falso sorriso che lei detestava.

CLIO: Non può capire...

LENG: Cosa c'è di così difficile da capire? Mi sembra più che evidente che quelle cavie per lei rappresentavano la sua unica risorsa affettiva. Personalmente trovo che il suo comportamento pecchi di ipocrisia; nonostante non si sia mai fatta scrupoli a condurre sui suoi "amici" tutti quei pericolosi esperimenti, ora è dispiaciuta per la loro morte.

CLIO (Con rabbia): La smetta! Lei non sa assolutamente nulla di me!

Clio si accorse di aver esagerato. Abbassò gli occhi, arrossì e si voltò per sistemare le ultime cose. Leng non aveva gradito molto quella che la sua mente identificò come una "reazione da donna isterica". Decise di non tentare nemmeno di sembrare gentile, perché in effetti non riusciva a convincere nemmeno se stesso. Pensò che fosse il momento di mettere le cose bene in chiaro.

LENG: Adesso mi stia bene a sentire. Che le piaccia o no lei d'ora in poi lavorerà con il Dottor Odine, e le consiglio di controllare questi suoi sbalzi di umore, altrimenti ne subirà le conseguenze. Vorrei che si rendesse conto dell'importante posizione in cui si trova. Se sbaglia, avrà di che pentirsene, ma se non deluderà le aspettative della Shinra, potrà guadagnare molto potere.

CLIO: Potere..?

LENG: Ma certo, come fa a non rendersi conto di ciò che abbiamo tra le mani? Quello scienziato ci ha aperto la strada verso nuovi mondi, interi universi dispersi in chissà quante dimensioni! Possibile che lei non comprenda quali importanti implicazioni avrà tutto questo? Si tratta del più grande progetto su cui la Shinra abbia mai posto la sua attenzione e a lei viene affidato un ruolo di primissimo piano...

Clio aveva smesso di ascoltarlo. Si era soffermata su quella parola: "potere". Leng continuava a parlare, ma lei si era nuovamente immersa nei suoi pensieri.
Che cosa aveva concluso in quegli ultimi anni? Nulla, era solo diventata una brava biologa, ma non aveva svelato il mistero che cinque anni prima la spinse ad infiltrarsi nella Shinra per vendicare la distruzione della sua famiglia. Aveva trovato nel suo lavoro un valido sostegno grazie all'amore dei suoi piccoli amici. Ma ora che tutto era distrutto, tutto, anche la sua nuova vita era crollata. Beh, stavolta si sarebbe vendicata sul serio di chi aveva provocato quella tragedia dieci anni prima e di chi stava provocando questo nuovo dolore dentro di lei. La Shinra inconsapevolmente le stava offrendo la possibilità di fare quello che voleva, e lei non se la sarebbe certo lasciata scappare questa possibilità. Avrebbe fatto la brava bambina che obbedisce agli ordini finché non avesse trovato il modo per vendicarsi di tutto.

CLIO (Concludendo i suoi pensieri ad alta voce): Lo giuro...

LENG: Bene! Vedo che adesso ragioniamo! Vedrà, un giorno anche lei comprenderà chiaramente che l'unica cosa che veramente conta in questo mondo è il potere! Non si pentirà di questa sua decisione.

Leng aveva chiaramente frainteso, ma nemmeno Clio poteva sapere in che senso. Le parole del Turk erano cadute nel vuoto.

CLIO: Certo che non me ne pentirò...

La ragazza sorrise tra sé e sé. Certo, Leng non poteva sapere a cosa stava pensando.



Nel mentre, il corpulento Heidegger si trovava di fronte al Presidente Gabriel Shinra, colui che aveva riportato la compagnia ai tempi oscuri dello sfruttamento massiccio dell'energia Mako.
Era un giovane uomo sulla trentina, aveva i capelli di un rosso intenso, non era molto alto, né particolarmente robusto, ma col suo particolare portamento riusciva ugualmente ad incutere un certo timore. Il suo sguardo era enigmatico e il suo atteggiamento incostante, era un lunatico noto per la sua eccentricità. Ogni volta Heidegger provava un po' di paura nel presentarsi al suo cospetto.

HEIDEGGER: Presidente Gabriel Shinra, tutte queste informazioni forniteci dal Dottor Odine sono estremamente interessanti. Finalmente il mistero che si cela dietro il fenomeno delle esplosioni azzurre sarà una volta per tutte chiarito!

Il giovane Presidente se ne stava seduto sulla sua enorme poltrona con le mani giunte davanti alla bocca. I suoi occhi fissavano il vuoto così come quelli di chi cerca di concentrarsi su un qualche pensiero. Quel suo ciclopico ufficio, grande quanto l'intero attico del palazzo, ora gli sembrava terribilmente piccolo. Il suo corpo era lì, di fronte al grasso Heidegger Junior, ma la sua mente già stava vagando verso nuovi mondi da conquistare.

GABRIEL: Molto bene... Davvero molto bene...

Sorrise, ma senza staccare gli occhi da quel punto vuoto che continuava a fissare. Un brivido freddo corse giù per la schiena di Heidegger.

GABRIEL: Se tutto ciò corrisponde a verità... se davvero le barriere che separano le dimensioni stanno per infrangersi... allora ogni nostro problema potrà essere risolto.
Il mio vecchio era uno stupido idealista, lo sappiamo bene io e te. Non è forse così, mio caro Heidegger? Rinunciare all'energia Mako, salvare il pianeta... sono tutte belle parole, buoni propositi che però si scontrano con la dura realtà, e la realtà è che gli uomini desiderano, gli uomini vogliono, gli uomini pretendono. Luci artificiali per illuminare le notti più buie, treni superveloci per giungere da una parte all'altra del mondo in tempi ridotti, spettacoli e varietà trasmessi via cavo alle televisioni che piazziamo al centro dei nostri salotti ben riscaldati. Tutto questo consuma energia!
Il primo Presidente Shinra, mio zio, lui sì che aveva capito come funzionano le cose! Sfruttare le risorse di questo odioso pianetucolo, succhiarne tutte le energie vitali per far funzionare frullatori e tostapane, è questo che vogliono i miei stolti sudditi!

HEIDEGGER: Sì... Però gli studi che vennero condotti quando ancora al potere c'era suo padre dimostrarono che le teorie di Bugenhagen corrispondo al vero. Insomma... usare l'energia Mako comporterebbe la distruzione di questo pianeta e quindi...

Gabriel rise sommessamente.

GABRIEL: Ma cosa diamine stai farneticando? Stupido grassone, ancora non hai capito? Parli ancora come se esistesse un solo pianeta! Che bisogno c'è di estrarre energia Mako proprio da questo mondo, quando in realtà infiniti sono quelli che potremmo sfruttare?!

HEIDEGGER: Oh... oh! Sì, sì! Geniale, davvero geniale! Ma pensavo che il suo obiettivo fosse quello di "conquistare" questi nuovi mondi...

GABRIEL: Ma certo che li conquisterò! In che altro modo potrei arrogarmi il diritto di sfruttarli, altrimenti? Dapprima li soggiogheremo con la forza, poi li terremo sotto controllo secondo il classico sistema della Shinra. Faremo loro assaporare i vantaggi del progresso e della scienza, daremo loro energia e divertimenti, verranno inebriati dai loro stessi sprechi e chi si opporrà verrà punito in maniera esemplare. Perché limitarsi al sistema della carota del mio vecchio zio o a quello del bastone del mio stupido cugino Rufus?
Io sono l'unico vero genio della mia famiglia. Heidegger, non lo pensi anche tu? Non credi che sia il destino in persona ad avermi eletto come colui che conquisterà il multiverso? È sicuramente il volere divino che mi ha messo di fronte a questa grande opportunità!

HEIDEGGER (Decisamente sconcertato): Ma poi... cosa accadrà a quei mondi..?

GABRIEL: Oh, ma cosa vuoi che importi?! Perché devi sempre farti frenare dai tuoi stupidi dubbi? Probabilmente finiranno per morire, diverranno delle vuote sfere di roccia marcescenti. Ce ne sono tante nell'universo, una in più o una in meno non fa alcuna differenza.
Ma poi per quale ragione sto perdendo tutto questo tempo per cercare di farti capire il mio disegno? La tua mente è troppo rozza e limitata. Piuttosto spiegami quali provvedimenti hai già preso per la realizzazione di questo progetto.

HEIDEGGER: Dunque... Ecco... Per quanto concerne il recupero del cristallo l'incarico è stato affidato ai Turk. Madogal deve ancora rientrare dalla sua precedente missione, ma Leng comincerà sin da subito le indagini preliminari. Per quanto riguarda lo studio delle esplosioni azzurre e del mondo in cui si trova la macchina per controllarli, l'incarico è stato affidato a Clio Vervain. Lavorerà fianco a fianco con il Dottor Odine e ci terrà informati su ogni sviluppo.

GABRIEL: Ha ha ha! Eccellente! Davvero eccellente! Ha ha ha!

HEIDEGGER (Non molto convinto): Gya ha ha...

GABRIEL: Piuttosto, visto che siamo in tema, che mi dici del J-Soldier del Dottor Talos?

HEIDEGGER: Il progetto procede come da programma. Il P84 ha superato tutte le prove a cui è stato sottoposto in maniera brillante. Forse è prematuro, ma credo di poter affermare con certezza quasi assoluta che finalmente l'umanoide perfetto è stato completato con successo! L'unico problema pare essere una ridotta capacità mentale, ma...

GABRIEL: Meglio così. Detesto quando le mie pedine si mettono a pensare per conto proprio.

HEIDEGGER: Si riferisce forse... al Generale Vespertine?

GABRIEL: Il Generale Kei Vespertine... Che interessante soggetto riporti alla mia mente, ma perché dovrei preoccuparmi di un uomo morto ben ventun anni fa? Diamine, ero solo un ragazzino a quel tempo...

HEIDEGGER (Titubante): Beh è tutta la giornata che ci penso. Sa, con questa storia dei viaggi dimensionali...

GABRIEL: Non ci sono certezze riguardo a quell'evento, tanto più che quello che sappiamo lo dobbiamo solo ad alcuni vecchi dati sopravvissuti per miracolo al disastro di venti anni fa... e a tutti gli altri disastri che ad esso si susseguirono... Anni bui! Non c'è che dire, la mia adolescenza non è stata delle più felici.

HEIDEGGER: C'è anche la testimonianza del dottor Talos.

GABRIEL: Talos non era lì quando è successo. Certo il P83 era la sua cavia, o almeno è quello che sostiene lui. Ad ogni modo lui non era a Nibelheim quando è successo quello che è successo.

HEIDEGGER: I rapporti dei soldati però sono molto chiari. Un'esplosione azzurra e poi la donna e il P83 svanirono nel nulla.

GABRIEL: E quello fu il primo caso documentato di questo affascinante fenomeno. E con questo dove vuoi arrivare, Heidegger?

HEIDEGGER: Pensavo... dove sarà il P83 adesso?

GABRIEL: Ha ha ha! Oh sì, sarebbe davvero bizzarro se rispuntasse fuori dopo tutti questi anni! Pensi che il P83 sia finito nel mondo di Odine, è questo che stai pensando, no? Beh sì, devo ammettere che è un interessante soggetto di riflessione. Tuttavia è una possibilità fin troppo remota per sprecarci sopra del tempo in congetture.

HEIDEGGER (Con imbarazzo): Uhm beh, ovviamente... ma sì, certo! Ha ha ha...

GABRIEL: Piuttosto, spero che il dottor Talos non mi faccia rimpiangere di aver accettato di finanziare il suo progetto per tutti questi anni. Se ripenso agli inizi, quando dovevo spostare fondi al suo centro di ricerca segreto facendola in barba a mio padre...

HEIDEGGER: Gya ha ha ha! Bei tempi, sì!

GABRIEL: No, erano pessimi tempi! Odiavo quell'assurda situazione! Dover tutti i giorni sorbire le perle di saggezza di mio padre, e far finta di condividere tutte quelle scemenze... Mi viene il voltastomaco solo a pensarci!

HEIDEGGER: Ahem... naturalmente. Dicevo così per dire...

Il Presidente sospirò in maniera teatrale, come a sottolineare la tragicità del suo dover sopportare gente a lui intellettualmente inferiore.

GABRIEL: Sei ancora qui?

Heidegger scattò sull'attenti e fece un non necessario saluto militare.

HEIDEGGER: Col suo permesso, tolgo il disturbo.

Non attese la risposta, era ben felice di dileguarsi.


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Final Fantasy - Merging Destinies

Seila

L'attesa nel bar di Timber era ormai finita. Si erano appena alzati dal tavolo per dirigersi verso la stazione in cui avrebbero preso il treno per Esthar City, ma furono subito fermati dall'arrivo di un agitatissimo Mark.

MARK: Capitano! Capitano!

JEAN: Che succede? Calmati!

MARK: Un'esplosione... un'esplosione di luce azzurra poco distante dalla città! È incredibile, Capitano.

MIR: Hai detto un'esplosione di luce azzurra?!

KRYSTA: * Possibile che... *

Krysta impugnata la spada si diresse a gran velocità fuori dall'edificio.

JEAN: Fermo, maledizione! Chi ti ha dato l'ordine di andare a vedere?!

Ma Krysta era già uscito e gli altri non poterono far altro che seguirlo e raggiungerlo sul posto.

MIR: La ferrovia è scomparsa... guardate! C'è una specie di perimetro perfettamente circolare. Il terreno e la vegetazione all'interno sono diversi da quelli all'esterno, sembra che sia stato in qualche modo trasportato.

L'archeologo affondò la mano nel terreno all'interno del cerchio e scavò una piccola buca; il terriccio che trovò era identico a quello dello strato superiore.

MIR: È incredibile, sembra che abbiano preso la terra che c'era prima e l'abbiano portata chissà dove, e che poi abbiano riempito il buco con questo terriccio più scuro con tanto di erba e piante annesse. Dev'essere molto profondo e tutto ciò è stato fatto con una precisione chirurgica da far paura.

MARK: Prima non c'era...

MIR: Come?

MARK: Un attimo fa c'era la ferrovia, poi c'è stata l'esplosione, e una volta svanita tutto ciò che ha lasciato è questo... cerchio.

JEAN: Più avanti la ferrovia continua, sembra essere stata tagliata di netto, ma se guardo ancora più in là... dov'è finito il grande ponte che collega Galbadia ad Esthar? Dov'è finito l'oceano?!

KRYSTA: ...

VALENTINE: Venite a vedere, presto!

Jean, Mir e Krysta raggiunsero Valentine ed insieme continuarono a correre per un centinaio di metri verso est.

VALENTINE: Laggiù, guardate! La vedete quella linea? È come se la prateria fosse divisa in due parti nette, ciascuna con un tipo di erba diversa. Una cosa del genere non può avvenire in natura, vero?

MIR: Decisamente no. Quel tipo di vegetazione là in fondo è uguale a quella che abbiamo trovato nel cerchio che è comparso in mezzo alla ferrovia.

JEAN: Tutto questo è assurdo!

KRYSTA: Che strane montagne....

Guardando nella direzione che Krysta indicava con gli occhi, i suoi compagni poterono vedere le vette lontane di una nerastra catena montuosa. Dovevano essere davvero a molti chilometri di distanza poiché quasi sfumavano nel colore azzurro del cielo.

MIR: Mai viste prime d'ora! Da dove sbucano?! Insomma, non possono mica essere emerse dall'oceano nel giro di pochi minuti!

JEAN: Mir, per caso quello che hai lì è un binocolo elettronico esthariano?

MIR: Sì...

JEAN: Dammelo!

Jean glielo strappò letteralmente dalle mani ed iniziò a scrutare l'orizzonte.

JEAN: Avevo visto bene, c'è un piccolo paese là in fondo... Aspettate, vedo un cartello: Nibelheim...

MIR: Stai scherzando, vero?!

VALENTINE: Nibelheim, mai sentita prima...

JEAN: Neanch'io ho mai sentito parlare di un posto chiamato Nibelheim... Mir, ne sai qualcosa?

MIR: No. Conosco molto bene questa zona e posso dirti con certezza che lì un villaggio non c'è mai stato.

JEAN: In ogni caso siamo senza un mezzo di trasporto e quello è il villaggio più vicino a noi al momento. Vediamo se è possibile recuperare un veicolo alternativo.
Ma prima una cosa...

Jean si voltò verso Krysta.

JEAN: Tu devi smetterla di agire di testa tua. D'ora in avanti attieniti ai miei ordini. Dobbiamo agire come una squadra, gli individualismi inutili possono portare solo al fallimento.

KRYSTA: ...

JEAN (Irritato): Stammi bene a sentire! Tu sei sotto il mio comando, ciò vuol dire che sei sotto la mia responsabilità! Possibile che non te ne rendi ancora conto? Dev'essere per questo che ti sei diplomato solo di recente.

KRYSTA: Di certo io non sono arrivato qui con una lettera del papà in mano.

JEAN (Mettendo mano all'impugnatura del suo gunblade): Tu... mi stai facendo veramente arrabbiare e la cosa non gioverà affatto alla tua salute!

MIR: Ehi, Ehi! Che sta succedendo qui? Non mi pare proprio il momento adatto per mettersi a litigare, questo! Jean, mi stupisco di te, non pensavo potessi perdere la calma così facilmente. Siamo in missione, no? Questi problemi casomai li risolverete al vostro ritorno.

JEAN (Allentando la presa): ...

KRYSTA: ...

JEAN: Non intendo prolungare oltre questa conversazione. Andiamo.

Detto questo, la compagnia si mise in marcia verso il misterioso villaggio. Nibelheim; nessuno aveva sentito mai nominare quel nome, e nessuno aveva mai visto montagne come quelle stagliarsi ad est delle pianure galbadiane, anzi, in nessun posto al mondo.

VALENTINE: Nibelheim... chissà cosa ci aspetterà lì? Il mio sesto senso mi dice che non sarà una sorpresa piacevole.

KRYSTA: Le tue sensazioni tienitele per te.

Valentine rimase indifferente.

VALENTINE: Ho mandato in avanscoperta un mio caro amico.

Chiuse gli occhi assumendo un'espressione concentrata, poi li riaprì.

MIR: Eh? Di chi stai parlando? Non sapevo che ci fossero altri componenti in questa squadra.

KRYSTA: ...

JEAN: Credo di aver capito di chi si tratta. È il tuo GF, vero Valentine?

VALENTINE (Sorridendo): Esatto, Capitano! È un guerriero formidabile, io e lui siamo legati indissolubilmente; i suoi occhi sono i miei.

Abbassò nuovamente le palpebre.

VALENTINE: Chiudendo gli occhi fisici, quelli della mente diventano più potenti...

JEAN: Richiamalo immediatamente! Sei stata imprudente, Valentine! Gli abitanti del villaggio lo avvisteranno certamente!

MIR: Jean ha ragione, forse è meglio se lo riporti indietro.

VALENTINE: He he, il mio amico non corre nessun pericolo, lo avete per caso visto innalzarsi in volo?

MIR: A dire il vero, no.

JEAN: Neanche io.

KRYSTA: ...

VALENTINE: È invisibile, una delle sue facoltà consiste proprio nell'occultare la sua presenza spirituale e fisica. Tranquilli.

Dopo qualche minuto Valentine riaprì gli occhi.

VALENTINE: Dunque... è un paesino piccolo, sembra quasi Winhill a giudicare dall'aspetto... ci siete mai stati? A lei, Capitano, piacerebbe.

JEAN: Chiamami Jean.

VALENTINE (Sorridendo): Ah beh, è un bel posto per rimanere da soli.

JEAN: Già, dev'essere proprio un bel posto.

VALENTINE: Il villaggio appare sicuro, la popolazione è prevalentemente anziana e, in qualsiasi caso, non sembrano affatto ostili. Non c'è neanche un negozio di armi.

MIR: Il classico villaggio di campagna. Generalmente sono luoghi rilassanti, ma questo non dovrebbe nemmeno esistere e la cosa mi inquieta. Ad ogni modo mettiamoci in marcia! Sono proprio curioso di far visita a quel villaggio. Permettete un consiglio? Cercate di nascondere le armi, non è bello veder arrivare gente armata. Soprattutto tu, Jean, non puoi far niente per quel gunblade sproporzionato?

JEAN: ...

Jean estrasse l'enorme gunblade e premendo due interruttori fece ripiegare su sé stessa la lama, dopo di che lo riallacciò alla tracolla e lo fece scomparire sotto l'impermeabile. Rimasero tutti decisamente sbalorditi dalla versatilità di quell'arma, in particolare Valentine che cominciò a fare un sacco di domande.
Infine il gruppo si mise in marcia verso il villaggio. Jean non poté fare a meno di pensare che quella missione si sarebbe rivelata molto più difficile del previsto. La presenza di Krysta lo turbava non poco. La sua scarsa disciplina li avrebbe portati al fallimento e, da quella volta, lui aveva ripudiato quella parola. Valentine gli ricordava Leya, anche troppo. Il modo di parlare, la stessa passione per la magia, i capelli. Era come se un fantasma fosse tornato per accompagnarlo in questa nuova missione. Mentre continuava a pensare queste cose Jean cercò di concentrarsi sul suo compito dimenticando tutte le sue distrazioni ed il suo passato, così come aveva sempre fatto dal giorno in cui Leya era morta.

JEAN: * Sarà una missione difficile... *

Il viaggio si presentò più lungo di quanto aveva preventivato, ed il gruppo all'unanimità decise di riposarsi per la notte. Anche se avevano una certa fretta, una pausa in quel momento era l'ideale e viaggiare al buio era comunque poco consigliabile. Quindi, procurata un po' di legna, Mir accese un fuoco e tutti vi si misero intorno. Decisero i turni di guardia e Krysta si allontanò senza dire niente.

KRYSTA: Shiva...


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Seila

Una lieve brezza ed una nuvola di polvere bianca si alzarono alle spalle di Krysta, e da quella candida nube apparve Shiva.

KRYSTA: Ciao...

SHIVA: Che hai? Cos'è quel muso?

KRYSTA: Niente, è solo che questa storia delle esplosioni azzurre mi sta facendo pensare.

SHIVA: Pensare a cosa? Sei preoccupato?

KRYSTA: No, non sono preoccupato.

SHIVA: Allora non capisco, che c'è che ti turba?

KRYSTA: Ricordi, ti avevo parlato di quegli strani flash...

SHIVA: Sì, ricordo.

KRYSTA: Sto pensando che forse, la luce azzurra di queste esplosioni potrebbe...

Krysta si fermò un secondo come per prendere fiato.

KRYSTA: Potrebbe essere la stessa dei miei flash.

SHIVA: ...

KRYSTA: Ma non ha senso, io non ricordo praticamente nulla, vedo ogni tanto una luce azzurra e un volto di donna che piange, e poi tanto freddo.

SHIVA: ...

KRYSTA: Cos'hai, Shiva? Non ti senti bene?

SHIVA: Vedi Krysta, c'è una cosa che devo dirti...

Krysta fu sorpreso da quelle parole. Fin dall'inizio, fin da quando era bambino e si allenava e giocava su quella montagna, Shiva gli aveva sempre fatto da madre, da padre, era sempre stata la sua unica amica, l'unico essere per cui avesse mai provato affetto. Lei era sempre stata la sua unica famiglia, ed in quel momento, venire a sapere che gli teneva nascosto qualcosa, lo sorprese.

KRYSTA: Cosa c'è, Shiva? Cos'è che devi dirmi? Ehi!

SHIVA: ...

KRYSTA: Dai Shiva, qualsiasi cosa sia va bene, non fare quella faccia, non mi piace vederti triste.

SHIVA: Vedi, io... io ti ho sempre detto che tua madre mi chiese di prendermi cura di te.

KRYSTA: Mia madre...

SHIVA: In realtà io...

KRYSTA: Shiva!

SHIVA: In realtà io vidi una forte luce azzurra poco lontano dalla mia caverna. Quando andai a controllare trovai te, stretto fra le braccia di una donna dai lunghi capelli biondi, tua madre...  

KRYSTA: È la prima volta che mi dici qualcosa di lei.

SHIVA: Tua madre non mi parlò mai, non vide mai il mio volto...

KRYSTA: ...

SHIVA: Tua madre era sdraiata su di te come a volerti difendere da qualcosa. Quando tentai di svegliarla, mi accorsi che era macchiata di sangue.

KRYSTA: Cosa? Sangue?

SHIVA: Sì, sangue. Aveva una ferita molto profonda da arma da fuoco alla schiena... Eravate entrambi coperti di sangue.

KRYSTA: Mia madre è stata uccisa...

SHIVA: Io ti presi con me e ti crebbi dicendoti che tua madre ti affidò a me.

KRYSTA: Uccisa...

SHIVA: Krysta.

KRYSTA: Mia madre non mi ha abbandonato! Ti rendi conto? Mi hai sempre detto che mia madre mi affidò alle tue cure perché non se la sentiva di crescermi! Ho sempre creduto che mi odiasse, ed invece è morta... è stata uccisa... Shiva!

SHIVA: Scusami, Krysta...

KRYSTA: Shiva, mi hai mentito fino ad oggi! Per quanto ancora lo avresti fatto?!

SHIVA: Scusa!

KRYSTA: Cosa?! Mia madre, che ho sempre creduto una persona orrenda per avermi abbandonato in fasce, mi ha protetto facendosi uccidere! E da chi, poi?!

Krysta si alzò di scatto e si portò le mani alle tempie. L'espressione lasciava trasparire un'evidente confusione. Shiva non sapeva come scusarsi, era la prima volta che litigava con lui. La prima volta.

SHIVA: Ti prego Krysta, perdonami, io volevo solo...

Krysta si girò di scatto verso Shiva mettendosi di fronte a lei.

KRYSTA: Solo cosa? Eh! Solo cosa, Shiva?!

SHIVA: Io volevo solo... solo evitarti altra sofferenza...

KRYSTA: ...

Krysta si sentì per un attimo mancare e si sedette lentamente per terra portandosi le mani sugli occhi.

KRYSTA: Perché, pensi che crescere credendo di essere stato rifiutato e abbandonato dalla propria madre non sia una sofferenza..?

Shiva si sentì come se stesse precipitando in un abisso. Non aveva mai pensato a questo.

KRYSTA: Cosa credi, che guardare il cielo e pensare che tua madre in quel momento è felice per essersi levata un peso, non sia una sofferenza? Credi che crescere con la convinzione di essere stato un peso per tua madre sia bello?

SHIVA: Io...

KRYSTA: Credi che in quei momenti in cui guardavo cadere la neve lenta le lacrime che ho sprecato non fossero frutto di una sofferenza..?

SHIVA: Lacrime...

Shiva non aveva mai pensato a questo, mai. Aveva sempre cercato di fargli da madre, sostituendosi ai genitori naturali. Aveva sempre cercato di dare a Krysta quell'affetto materno di cui ogni bambino ha bisogno. E non aveva mai pensato di non esserne stata capace.

SHIVA: Perdonami, Krysta, non avevo intenzione di farti soffrire... se avessi saputo...

KRYSTA: Shiva...

SHIVA: Sì.

KRYSTA: Non ti preoccupare e...

Si alzò da terra.

KRYSTA: E scusami per lo scatto d'ira.

SHIVA: No, Krysta, avevi tutto il diritto di arrabbiarti. In fondo la verità è che ti ho mentito.

Krysta si asciugò un attimo gli occhi e si diresse verso Shiva.

KRYSTA: Ormai è passato e so la verità, ora.

SHIVA: Krysta...

Krysta abbracciò il GF che non riusciva a piangere per la sua natura, ma dentro aveva una gran voglia di sfogarsi insieme a lui. Tenere nascosto al ragazzo per tutto quel tempo un segreto del genere l'aveva messa a dura prova, e ora che glielo aveva detto, si sentiva più libera anche lei.

KRYSTA: Tu... sei tutto quello che ho.

SHIVA: Grazie.

Improvvisamente, nel silenzio in cui Shiva e Krysta erano abbracciati, si sentì un fruscio.

KRYSTA: Uhm? Sta arrivando qualcuno.

SHIVA: Va bene...

Di nuovo la leggera brezza, ed il GF svanì con la stessa rapidità con cui era apparso.

VALENTINE: Krysta?

KRYSTA: ...

VALENTINE: Krysta! Che ci fai qui tutto solo?

KRYSTA: Cos'è, non posso?

VALENTINE: No no, non volevo dire questo. Solo che sei andato via e ancora non tornavi e allora...

KRYSTA: Ti sei preoccupata?

VALENTINE: Eh sì, ero preoccupata.

Krysta abbozzò un sorriso come per sviare il discorso evitando di replicare.

VALENTINE: Che c'è? Non posso preoccuparmi?

KRYSTA: Preoccupati per te.

VALENTINE: Capisco...

KRYSTA: ...

VALENTINE: Una domanda!

KRYSTA: ...

VALENTINE: Bene! Chi tace acconsente!

KRYSTA: ...

VALENTINE: Per quale motivo sei un SeeD? Avresti potuto fare mille altre cose, con l'avversione che hai per gli ordini e la disciplina non credo sia stata una buona scelta.

KRYSTA: Non è stata una mia scelta.

VALENTINE: Ah! Davvero? Uhm, ti hanno costretto i tuoi?

KRYSTA: Sta' zitta, maledetta ragazzina!

La durezza delle parole ed il tono altrettanto aggressivo fecero fare un passo indietro a Valentine, che sensibile com'era, sentì di dover piangere. Krysta vide gli occhi lucidi della ragazza e invece di pentirsi delle sue parole, abbozzò un mezzo sorriso, come se fosse compiaciuto.

VALENTINE: Non sono una maledetta ragazzina!!! Hai capito?! Sono un SeeD tanto quanto te. Non ti permetto di chiamarmi in questo modo solamente perché alle persone sorrido e anche nei momenti più difficili riesco a essere felice e vivace. Vivere la vita con gioia e serenità mi permette di andare avanti anche nei momenti in cui sarebbe più facile lasciarsi andare ai brutti pensieri ed alla tristezza. Credi di essere migliore perché non esterni i tuoi sentimenti e non ti lasci mai andare?

KRYSTA: Sta' zitta! Parli troppo! Taci! Io non ho niente da dire a nessuno, non ho niente da condividere con nessuno. I miei problemi me li risolvo da solo! Hai capito?!

VALENTINE: Potrai avere chissà quali problemi, ma sappi che io non ho avuto una vita facile. I miei genitori sono morti, e neanche me li ricordo, sono sola da quando avevo tre anni, ma non per questo ho difficoltà a confidarmi con gli altri, né tanto meno a condividere i sogni, le speranze ed i momenti tristi.

Krysta aveva da poco scoperto la verità sul conto di sua madre, e sentire parlare di genitori morti gli fece tornare alla mente le parole di Shiva. L'espressione del suo viso tradì quello che in quel momento provava ed i suoi pensieri.

VALENTINE: Krysta... tutto bene? Non volevo alzare la voce così tanto, scusa, ma quando ci vuole ci vuole, io la penso così.

KRYSTA: ...

VALENTINE: Krysta?

KRYSTA: Per favore... lasciami solo... va' a dormire che domani sarà una giornata faticosa.

VALENTINE: Cosa?

Valentine si meravigliò moltissimo di fronte a quell'improvviso cambio d'umore. Fino a pochi minuti prima il tono di Krysta era stato sprezzante e odioso. Invece ora la sua voce sembrava addirittura dolce.

VALENTINE: Ti senti bene?

KRYSTA: Lasciami solo, Valentine, te lo chiedo per favore di nuovo. Se sei preoccupata per me, lasciami solo.

VALENTINE: Un'ultima cosa, e poi ti lascerò solo.

KRYSTA: Cosa?

VALENTINE: Beh, insomma, voglio solo dirti che se ti dovesse servire una mano, potrai contare sempre su di me. Se avessi bisogno di sfogarti, io ci sarò. Sempre. Ciao.

Valentine si allontanò di corsa senza che Krysta potesse replicare. Ma cosa avrebbe potuto dire? Era la prima volta che qualcuno, all'infuori di Shiva, gli rivolgeva certe parole. Con quel tono, poi.
Il giorno dopo, il gruppo riprese il viaggio. La prima cosa che fece Krysta appena alzato fu guardare il volto di Valentine, ma appena questa incrociò il suo sguardo, girò bruscamente la testa dalla parte opposta.



Quella figura così misteriosa da molto lontano riusciva a vedere i quattro ragazzi camminare verso Nibelheim. Pensò che fosse davvero l'ironia della sorte: proprio quella città. Il ragazzo col giaccone marrone, quello lo seguiva già da un po', essendo l'amico del drago. Gli altri, invece, era la prima volta che li vedeva, ma il suo intuito gli diceva che avrebbero potuto eseguire il piano in maniera impeccabile. C'era poi quel ragazzo biondo. Aveva qualcosa di strano che non riusciva a decifrare, non ancora, ma poco importava. Adesso li doveva seguire nel loro cammino per vedere fino a che punto il suo intuito aveva ragione. Avrebbe potuto attaccarli subito, avrebbe potuto distruggere in quell'istante tutto e tutti, ma non era ancora tempo. Doveva attendere il momento giusto, prima o poi sarebbe arrivato. Quell'incontro in quella strana dimensione lo aveva turbato, improvvisamente aveva capito che azioni sregolate e senza senso non lo avrebbero portato a nulla. Quel suo desiderio di vendetta quasi lo accecava, non pensava ad altro, avrebbe distrutto ogni mondo pur di ottenere la pace di suo padre. Avrebbe versato tutto il sangue del multiverso per spegnere il fuoco del risentimento che bruciava forte in lui, ma doveva fermarsi. A volte gli capitava di bloccare il braccio destro col sinistro, come se facessero parte di due esseri distinti. Doveva raggiungere i suoi obiettivi, ma tutto sarebbe stato più grande, se fosse riuscito ad attendere. L'attesa rendeva tutto più difficile. Dovette correre via per sfuggire ad un istinto troppo forte da sopprimere.


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Seila

#8
CAPITOLO 2 : Due mondi si incontrano

Un bizzarro incontro a Nibelheim. SeeD e Turk nello stesso gruppo partono alla volta di Esthar City.
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VALENTINE: Che cittadina particolare, non ne avevo mai viste di simili prima d'ora, anche se in un certo senso mi ricorda Winhill! Ma guardate qua, tutte queste casette vicine, tutte intorno a questa piazzetta, è un paesino intimo. E poi...

Lo sguardo di Valentine andò al grande palazzo che sorgeva dietro le piccole case di Nibelheim.

VALENTINE: E poi quell'edificio laggiù sembra quasi vegliare sul paese, così imponente, così vistoso, così cupo.

MIR: Uhm, che strana costruzione, magari potrebbe essere interessante osservarne gli interni.

Mir guardò Jean con un'espressione inequivocabile. Il Capitano avrebbe preferito evitare la divisione del gruppo e, anzi, avrebbe preferito senz'altro fare solo qualche domanda e andare via, raggiungere Esthar e concludere al più presto la missione con un grande successo. Mir The Great, col suo carattere frizzante, lo intimoriva; Valentine, il SeeD di Galbadia, lo imbarazzava e lo riportava con la mente a lei, Leya; e poi Krysta, il SeeD più indisciplinato del Garden, l'unico che non aveva un minimo di rispetto neanche per il Preside Cid. Nulla. Avrebbe potuto mandare tutto all'aria con il suo carattere impulsivo e ribelle. Jean non riusciva neanche a pensare lontanamente ad un fallimento, ma la presenza di tanti elementi di disturbo all'interno dello stesso gruppo non lo rassicurava per niente. Per questo avrebbe preferito tenerli tutti sotto il suo controllo, almeno fino all'arrivo ad Esthar.

MIR: Già, mi piacerebbe molto. È un vero peccato che siamo in missione.

VALENTINE: Sì, questo paesino sembra molto accogliente, anche se è così silenzioso...
Sarebbe un peccato perdersi un'occasione come questa.

Krysta se ne stava poco distante e non parlava. Teneva lo sguardo fisso su una casa che si trovava sul lato opposto del villaggio e che sembrava abbandonata da chissà quanto tempo. Inoltre lo incuriosiva quella lapide che era lì vicino. Più che una lapide, un pezzo di pietra inciso a mano. Krysta se ne stava con lo sguardo lontano e senza accorgersene iniziò a camminare in direzione della casetta.

JEAN: Uhm?

Jean era distratto dai chiacchiericci di Mir e Valentine, e solo dopo qualche minuto si accorse che Krysta si stava allontanando.

MIR: Però forse potrei...

VALENTINE: Magari potrei...

JEAN: Sì, sì! Avete il permesso di visitare la città! Andate dove volete!

MIR: Grandioso!

VALENTINE: Evviva!

JEAN: Krysta, fermati!

VALENTINE: Eh?

JEAN: Maledizione! Sentite, ci vediamo fra un'oretta qui nella locanda. Non voglio ritardi. Siamo intesi?

MIR e VALENTINE: Sì, Capitano!

In pochi secondi i due si volatilizzarono.
Jean corse a riprendere Krysta, ormai a pochi passi dalla casetta che tanto lo attirava. Arrivatogli vicino lo prese per un braccio e il SeeD si girò di scatto scrollandosi di dosso il Capitano in malo modo.

KRYSTA: Non azzardarti ad afferrarmi più in quel modo! La prossima volta userò la spada.

JEAN: Maledizione, sei un ragazzino indisciplinato e nient'altro! Lo capisci che siamo in missione e che non puoi permetterti di andartene dove e quando vuoi?! Sei sotto il mio comando, e se desideri spostarti, devi chiedere il permesso!

KRYSTA: Sei un buffone!

JEAN: Se continui così verrai cacciato dal Garden.

KRYSTA: Non importa.

JEAN: Che vuoi dire con non importa, eh?! Sei un SeeD, come fai ad essere così superficiale?!

KRYSTA: Sta' zitto, Jean! Non ho mai detto che sono contento di essere un SeeD. Lo sono e basta, e se mi dovessero cacciare dal Garden, che facciano pure. Per me fa lo stesso.

JEAN: Sei tu il buffone, che disobbedisci a qualsiasi cosa solo per il gusto di farlo.

KRYSTA: No, sei tu il buffone, che prendi ordini da chiunque, che li esegui senza chiederti se siano giusti o no. Dici sempre di sì senza fiatare. Sei solo un pupazzo.

Jean si stava pian piano lasciando sopraffarre dalla rabbia, e solo a fatica riuscì a controllarsi. Quel tono lo irritava, quelle parole lo irritavano, quel viso che rimaneva sempre inespressivo lo irritava. Per contenersi stava facendo uno sforzo incredibile.

JEAN: Basta, ne ho abbastanza di te e delle tue chiacchiere.

KRYSTA: ...

JEAN: Fra un'ora alla locanda. Un minuto di ritardo e sei fuori dalla missione.

KRYSTA: ...

Jean si allontanò visibilmente innervosito e si diresse al centro della piazza dove c'erano alcune persone a cui avrebbe potuto fare delle domande.



Valentine, intanto, era entrata in una specie di bazar per fare un minimo di rifornimento e vedere se magari in quel paese così strano avessero delle cose carine; cose rare da far vedere una volta tornata al suo Garden.

VALENTINE: Buongiorno!

COMMESSA: Buongiorno a lei, bella signorina! Che posso fare per lei? Abbiamo della bellissima merce e alcuni oggetti prodotti artigianalmente.

VALENTINE: Wow! Proprio quello che cercavo, qualcosa di carino da portare a casa. Sa, al Garden di Galbadia c'è quell'atmosfera militare che un po' mi mette tristezza. Un pensierino mi farebbe ricordare questo bel paese.

La commessa sembrava un po' perplessa.

COMMESSA: Non ho capito bene da dove venga, graziosa signorina. L'età ormai mi gioca brutti scherzi.

Valentine tutta sorridente e con fare comprensivo si avvicinò al bancone e ripeté di venire da Galbadia.

COMMESSA: ...

VALENTINE: Cosa c'è? Sono un SeeD, ma non abbia paura, io colpisco solo i cattivi!

COMMESSA: Veramente... non ricordavo esistesse un paese chiamato Galbada. E poi cosa ha detto di essere? Mi scusi, eh.

Valentine era ora più perplessa della signora al bancone.

VALENTINE: Galbadia, signora, non Galbada.

COMMESSA: Uhm... ah... Galbadia... e dove si troverebbe con esattezza il suo paese?

Valentine non sapeva se continuare a stare lo scherzo della signora od offendersi. Sapeva che i SeeD spaventavano alcuni, ma l'ironia della signora iniziava a darle fastidio.

VALENTINE: Non è un paese... è un intero continente! Ed il Garden, signora... i SeeD... soldati scelti per missioni speciali... La smetta di prendermi in giro, se la intimorisco per il fatto che io sono un SeeD, me ne vado. Non si preoccupi.

COMMESSA: Ma no, graziosa signorina, non mi permetterei mai di prenderla in giro, per carità! Solamente che non ho mai sentito parlare di Garden, di Galbada, di SeeD. Davvero, signorina, qui gli unici militari che bazzicano da queste parti vengono da Midgar o da Junon Harbour.

VALENTINE: Midgar? Junon Harbour?

Quei nomi la fecero saltare letteralmente sul posto.

COMMESSA (Con aria perplessa): Sì...

VALENTINE: Cos'è Midgar?

COMMESSA: ...



Intanto Jean, arrivato al centro della piazza, aveva destato la preoccupazione di non poche persone. Il suo volto duro e così serio, e quell'impermeabile nero così spesso e pesante non gli conferivano un'aria molto rassicurante. Era già da un po' che stava cercando di fare domande in giro, ma senza molto successo. Provò ad avvicinarsi ad una giovane donna che passeggiava sulla sua stessa strada.

JEAN: Lei, scusi signora, potrei chiederle un paio di cose riguardo...

DONNA: Aiuto! Aiuto! Aiuto! Stia lontano da me o chiamerò mio marito e non sarà piacevole.

JEAN: Ma veramente volevo solo farle...

DONNA: Lei non farà niente, altrimenti urlo. Ha capito?! Urlo, eh! Ha capito che urlo?!

JEAN: Sì, sì, si calmi, vado via. Mi scusi tanto.

Jean scappò poco distante da quella terribile donna e si avvicinò ad un'altra, sempre nel tentativo di ottenere qualche informazione, ma fu nuovamente scartato senza essere ascoltato.

JEAN: Sarà il giaccone...

Sconsolato si diresse verso la locanda dove a breve avrebbe rivisto gli altri.


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Seila

Mir invece, era entrato nel grande edificio che sovrastava la città e, con lo spirito tipico del ricercatore, iniziò ad ispezionarlo da cima a fondo. Quando ebbe infine visitato l'ultima stanza, si sdraiò sul grande letto e mise le mani dietro la testa. Poi con fare stanco si guardò attorno e notò una debole luce provenire da un angolino poco distante. Vi si avvicinò e scoprì un passaggio segreto. La porta era semiaperta, e ciò che Mir vide al di là di essa lo sorprese non poco. Una lunghissima scalinata a chiocciola scendeva di parecchio verso il basso, sicuramente fin sotto il livello del suolo. Senza pensarci troppo decise di percorrerla fino in fondo, e quando arrivò ad una porta di legno che non voleva saperne di aprirsi, l'abbatté con un calcio senza tante cerimonie.
Quella che si trovò di fronte era una libreria immensa, ma purtroppo vuota, e quello che lo incuriosì fu il debole odore di bruciato che aleggiava in ogni parte della stanza. Qualcuno in quel luogo aveva dato alle fiamme tutti i libri, tanto che numerosi pezzi di carta anneriti erano sparsi qua e là sul pavimento. Mir se ne stava già per andare, quando notò qualcosa di verde sotto ciò che rimaneva della scrivania al centro della stanza. Con facilità si liberò del mobile e con sua grande felicità scoprì che il verde che aveva visto, altro non era che la copertina di un libro. Purtroppo per Mir era parecchio danneggiato anche quello, ma in alcune pagine si poteva ancora decifrare qualche parola o addirittura qualche frase. La parola che ricorreva più frequentemente era "Jenova".
Ad un certo punto si accorse che un'ora doveva essere già passata da un po'. Gettò subito il libro per terra e si diresse a gran velocità verso la locanda.



Krysta, una volta arrivato davanti alla casetta, non se la sentì di entrare. Stranamente non ne trovò il coraggio. Sembrava così vecchia e rovinata. Era sicuramente abbandonata da tanto, e forse proprio quell'atmosfera desolante che la circondava gli impediva di entrarvi. E allora con lo sguardo arrivò alla lapide. Vi si avvicinò e ne lesse l'incisione.
"A Kei Vespertine, che il tuo sacrificio non sia stato vano".
Krysta rimase a fissare quell'inutile pezzo di pietra per un po', fino a quando non sentì qualcuno alle sue spalle e allora si alzò. Vide un uomo maturo dietro di lui. Uno di quegli uomini che ne hanno viste di tutti i colori, uno di quelli che riconosci dalla profondità degli occhi.

UOMO: Ah, Kei! Ancora c'è qualcuno che fissa la tua lapide!

KRYSTA: ...

UOMO: Ehi, ragazzo, non ti sarai per caso spaventato?

KRYSTA: No.

UOMO: Bene, perché non ne avevo intenzione. Era da tanto che non vedevo qualcuno ai piedi di questa lapide. Da quando la madre se n'è andata nessuno mette più i fiori.

KRYSTA: Perché non li mette lei?

UOMO: Uhm? Un po' insolente, non credi, ragazzo?

KRYSTA: ...

UOMO: Comunque hai ragione, potrei metterceli io ogni tanto, ma con l'età è cresciuta anche una certa pigrizia.

KRYSTA: Conosceva quest'uomo?

UOMO: Beh, qui tutti lo conoscevano. Era un Generale molto abile e, contrariamente alla maggior parte dei soldati, era affettuoso con la sua famiglia e gentile con noi del villaggio. Un grand'uomo di certo.

KRYSTA: ...

UOMO: Che c'è?

KRYSTA: Niente, solo...

UOMO: Solo cosa? Parla ragazzo, non sempre troverai gente disposta ad aspettarti.

KRYSTA: Il sacrificio...

UOMO: Ah, parli dell'incisione. Beh, Kei esplose con tutta la sua casa, per fermare le guardie che volevano prendere suo figlio... Una storia davvero triste.

KRYSTA: È saltato in aria con la sua casa per fermare delle guardie? Non sarebbe stato meglio combatterle?

UOMO: Uhm, Cosa? Spirito combattivo, eh? Ma non è così facile come credi. Combattere solo, con tuo figlio piccolo in braccio... con tua moglie indifesa...

KRYSTA: È stato vano..?

UOMO: Non so dirtelo, la moglie riuscì a scappare, ma c'è chi dice che ce l'abbia fatta, c'è chi dice che sia morta sotto i colpi dei soldati, c'è chi dice che sia sopravvissuto solo il bambino.

KRYSTA: Perché volevano quel bambino?

UOMO: Stavolta non so proprio che dirti, non c'è nessuna voce, nessuna certezza. Niente.
Kei venne col figlio in braccio e morì per cercare di salvarlo. Sulla storia nessuno sa niente. Sappiamo solo di Kei e di come morì per Krysta ed Elizabeth.

Krysta si sentì svenire.

KRYSTA: Co... cosa ha detto?

UOMO: Purtroppo niente che ti aiuti a capire. Ehi, cos'è quella faccia?

KRYSTA: I... i nomi...

UOMO: Ragazzo sei pallido, che diavolo ti è preso?

KRYSTA: Ripeta... i nomi... per favore...

UOMO: Meglio che tu venga a casa mia, il tuo colorito mi spaventa.

KRYSTA: Per favore!!!

UOMO: Eh?

KRYSTA: Il nome del figlio di Kei...

UOMO: Un nome bizzarro, piaceva tanto ad Elizabeth... Krysta, un nome strano, eh?

KRYSTA: ...

UOMO: Ora mi sto preoccupando.

KRYSTA: Devo andare, mi scusi.

UOMO: T'accompagno, dai. Non mi sembri in ottime condizioni.

E così dicendo prese per un braccio Krysta che, così come aveva fatto con Jean, reagì in malo modo spaventando il pover'uomo che offriva solo aiuto. Prese a camminare lento come uno zombie verso la locanda, ed in testa gli rimbombava il proprio nome.
Krysta... Krysta... un nome bizzarro. Piaceva ad Elizabeth. Krysta... Krysta...
Il SeeD si sentiva debole. La madre era morta per proteggerlo. Krysta... piaceva ad Elizabeth. Kei, Elizabeth, Krysta... Era davvero possibile... che fosse proprio lui?
Anche se lentamente, Krysta raggiunse infine la locanda dove ormai mancava solamente Mir.

JEAN: Beh, vedo che alla fine sei tornato puntuale.

KRYSTA: ...

Krysta sembrava davvero stare male, aveva il viso bianco latte e, inoltre, la sua tipica espressione che ostentava sicurezza e sembrava squadrare tutti freddamente era scomparsa.

VALENTINE: Kry, stai bene? Guarda qui che faccia!

KRYSTA: ...

JEAN: Lascia perdere, Valentine. Se ha deciso di non parlare non lo farà. Piuttosto, chissà dov'è andato a finire Mir...

Non fece in tempo a finire di pronunciare quel nome, che subito l'archeologo fece la sua trionfale entrata nella locanda.

MIR: Scusami, Jean! Scusa, scusa, scusa, ok?

JEAN: Uhm, ormai sono rassegnato. Non cambierà mai il tuo atteggiamento così superficiale.

MIR: He he, ma no, che dici? Guarda che io questa missione la prendo sul serio!

JEAN: Va bene.



Un velivolo modello "Gelnika" della Shinra, da poco decollato dall'aeroporto di Junon Harbour, stava sorvolando l'oceano in direzione ovest. Poche ore prima era giunto agli occhi di Heidegger un dispaccio contenete informazioni riguardo ad un misterioso fenomeno verificatosi nei pressi della cittadina di Nibelheim. Ciò determinò notevoli cambiamenti ai suoi iniziali progetti.
Nessuno si aspettava che un'intersezione dimensionale si sarebbe verificata così presto, ma i rapporti pervenuti non lasciavano pressoché alcun dubbio in proposito. La Dottoressa Clio non ebbe nemmeno modo di abituarsi al suo nuovo incarico che subito le fu chiesto di svolgere personalmente le indagini nel "nuovo mondo". Il Turk Leng aveva il compito di scortarla nel suo viaggio e, in breve tempo, l'aveva trascinata da Midgar a Junon Harbour.
Si trovavano ora a bordo del Gelnika. Clio aveva un'aria stanca e sembrava piuttosto contrariata per il fatto di aver dovuto obbedire a quell'ordine inaspettato; continuava a non capire cosa c'entrasse lei in tutta quella faccenda. Leng invece dava l'impressione di essere quasi eccitato all'idea di avventurarsi in un nuovo mondo: un atteggiamento, quello, decisamente insolito per uno come lui che si mostrava sempre così freddo e professionale.
In quel momento stava parlando con Heidegger attraverso l'ingombrante radio di bordo. Con una mano regolava il sintonizzatore e con l'altra reggeva il microfono.

LENG: Sì, ci stiamo avvicinando all'obiettivo.

HEIDEGGER: Il Presidente Gabriel vuole un rapporto estremamente dettagliato su questa missione. Devi informarmi al più presto se si è realmente verificata la prima intersezione dimensionale.

LENG: Tutto lascia pensare che sia proprio così. I soldati preposti alla difesa di Nibelheim giurano di aver notato all'orizzonte delle catene montuose mai apparse prima.

HEIDEGGER: Gya ha ha! Le nostre truppe sono già pronte a muoversi, e con loro c'è anche una "sorpresina", ma prima devo avere la certezza assoluta che la strada per entrare in questo nuovo mondo sia aperta!

LENG: Naturalmente.

HEIDEGGER: È anche per questo che la Dottoressa Clio si trova lì con te. Deve studiare il nuovo territorio e fornirci ogni informazione che possa esserci utile. Ed in particolare...

LENG: Lo so benissimo. Dobbiamo accertarci della presenza di energia Mako o di qualsiasi altra forma energetica alternativa.

HEIDEGGER: Molto bene!

LENG: C'è un'ultima cosa che devo sapere. Quali sono le sue direttive nel caso in cui rilevi atteggiamenti ostili da parte dei nativi?

HEIDEGGER: Non ti esporre in prima persona, se non è necessario. Cerca piuttosto di infiltrarti e di ottenere ogni informazione utile. Soprattutto cerca di scoprire l'ubicazione del tempio di cui ha parlato Odine e se eventualmente il cristallo è rimasto in quel mondo.

LENG: Sarà fatto! Passo e chiudo.

CLIO: E così ci stiamo dirigendo verso il mondo di Odine?

LENG: Così pare. Ce ne accerteremo presto.


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Seila

Nel frattempo, nella locanda di Nibelheim, l'archeologo ed i SeeD che lo accompagnavano si erano seduti ad un tavolo e si apprestavano a pranzare prima di riprendere il cammino.
L'oste aveva portato ai forestieri una bottiglia di vino e qualche piccolo aperitivo assieme al menu sul quale Mir si era buttato con ferocia. Alle sue spalle, come un ombra, vi era Valentine che cercava con insistenza la pagina dei dolci.

MIR: Bene bene! Sono proprio curioso di assaggiare qualche specialità locale, ho così tanta fame che potrei mangiare un bue intero!

VALENTINE: A chi lo dici! Io me ne mangerei due!

MIR: Ah sì? Allora io me ne mangio tre!

VALENTINE: E io rilancio di cinque! E in più anche una torta formato gigante con tanta panna, zucchero e le fragole!

JEAN: Piantatela di starnazzare! Siamo in missione in un territorio ostile, cercate di non dimenticarlo!

MIR: Sei sempre il solito! Da cosa hai dedotto che questo è un territorio ostile?

JEAN: Quando un territorio è sconosciuto bisogna sempre partire dal presupposto che sia ostile!

KRYSTA (Con sarcasmo): Un ragionamento impeccabile.

JEAN: Ti piace agire di testa tua, eh? La verità è che sei solo un inetto, ancora non mi capacito di come tu sia riuscito ad entrare nella SeeD. Sei un disonore per il Garden!

MIR: Ehm... ragazzi, magari cerchiamo di darci una calmata, eh? Peace and love!

In quell'istante si udì un boato. Proveniva dal centro della città e seguirono urla di uomini e donne impauriti che invocavano aiuto.

JEAN: Dannazione!

Mir estrasse prontamente il suo mitragliatore gatling, l'espressione del viso era divenuta improvvisamente molto seria.

MIR: Qualcuno è in pericolo, vado a vedere!

JEAN: Fermo! È pericoloso!

KRYSTA: Ma smettila!

JEAN: Sciocchi imprudenti!

VALENTINE: Jean, dobbiamo andare, non possiamo lasciarli soli!

JEAN: E sia! Ma finita questa battaglia dovrò mettere bene in chiaro le cose!

Quando Jean e Valentine raggiunsero i loro compagni, videro nel centro della piazza la minacciosa figura di un essere assolutamente incredibile, del tutto dissimile da qualsiasi altra creatura si fosse mai presentata ai loro occhi. Portava un buffo cappello a punta color paglia, il volto nero come la notte sembrava non avere fattezze materiali, e l'unica cosa che in esso si potevano distinguere erano gli occhi gialli e luminescenti. Una spessa e voluminosa veste azzurra copriva interamente il suo corpo, ad eccezione di un paio di grandi ali color cenere che spuntavano dalle sue spalle. In mano stringeva una sorta di alabarda con una lama di foggia decisamente insolita.

MOSTRO: DoVe Si TrOvA La PrInCiPeSsA GaRnEt ? DoVe Mi TrOvO, ChE PoStO È QuEsTo?!

MIR: * Non posso credere ai miei occhi, che razza di creatura è mai questa? *
 
MOSTRO: VoI, PaRlAtE! DoV'È LiNdBlUm?

VALENTINE: Noi non sappiamo proprio cosa sia, questa Lindblum!

MOSTRO: AlLoRa MoRiTe!!!

L'essere misterioso alzò l'alabarda verso il cielo e facendo ricorso alle sue arcane conoscenze fece scaturire dal nulla una serie di piccoli fulmini. Essi con precisione si abbatterono impietosi sui SeeD e sull'archeologo, causando loro ingenti ferite e sofferenze.

JEAN: Aaah!! Dannazione! È una magia Thundara!

MIR: No, è impossibile! È diversa, non posso assimilarla!

KRYSTA: Shiva...

Il GF apparve e pronunciò due parole.

MOSTRO: SpIrItI DeLl'InVoCaZiOnE!!! CoM'è PoSsIbIlE cHe Voi..?

Una nube d'aria gelida avvolse il corpo dell'oscuro stregone e in pochi secondi lo rinchiuse in una prigione di ghiaccio. A quel punto Shiva era pronta per il suo colpo finale. Raccolse l'energia siderale all'interno della sua mano e senza esitazione la scagliò contro il nemico.
L'esplosione che ne scaturì fu tremenda, ma il mostro in qualche modo riuscì a sopravvivere.

MOSTRO: SiEtE SoLo EsSeRi UmAnI!!! Mi AvEtE FaTtO InNeRvOsIrE!!! OrA VeDrEtE Il VeRo PoTeRe DeI GhIaCcI!!!

L'ira della creatura senza nome era aumentata a dismisura. La vendetta era divenuta il suo principale obiettivo, e come per restituire il torto subito scagliò a sua volta un potente incantesimo di elemento gelo. Gli effetti furono devastanti per chiunque, eccetto Krysta che al contrario sembrò non risentirne minimamente.

KRYSTA (Sorridendo): È aria fresca.

MOSTRO: AlLoRa QuEsTo NoN Ti FaRà PiAcErE!!!

Intuendo subito ogni cosa l'essere oscuro aveva lanciato uno dei suoi più potenti incantesimi di elemento fuoco, ma Krysta proprio in quel momento stava invocando Shiva e tutti i danni furono assorbiti da quest'ultima.

KRYSTA: Shiva!

SHIVA: Tutto a posto...

KRYSTA: Rientra dai, non voglio rischiare.

Il GF obbedì senza replicare.

JEAN: Ma come può essere così veloce?!

Intanto Valentine si era avvicinata cautamente al suo nemico sfruttando il punto cieco della sua visuale. Quando infine decise di caricare per l'affondo, per la vittima era ormai troppo tardi.

VALENTINE: Ti sei distratto, mostro! Non mi sottovalutare solo perché sono una donna, assaggerai la mia spada!

L'essere oscuro alzò istintivamente il braccio di fronte al volto, i suoi occhi comunicavano paura e sorpresa. Il fendente di Valentine impietoso si abbatté su di lui, ed un grido di rabbia e dolore uscì dalla sua invisibile bocca.

JEAN: A quanto pare è debole agli attacchi fisici! È il mio turno! Per te è finita!

A quelle parole Mir comprese che era giunto il momento di entrare in azione. Senza pensarci su due volte, spianò il suo enorme mitragliatore contro il nemico. Era talmente grande che per controbilanciare il peso doveva curvarsi tutto all'indietro e con la mano sinistra teneva stretta una sorta di maniglia situata nella parte superiore dell'arma. Il suo pollice destro istintivamente andò a cercare il grilletto; era pronto a fare fuoco.

MIR: Spostati Jean! Lo finisco io!

JEAN: Cosa diavolo vuoi fare con quel ferro vecchio arrugginito?

MIR: Ma quale ferro vecchio?! Spostati ho detto! Via tutti!

Jean senza mostrare le spalle al nemico e senza staccargli gli occhi di dosso si spostò qualche metro verso destra.

MIR: Ma che diavolo fai? Ho detto di spostarti, maledizione, vuoi che ti colpisca?

JEAN: Ma come sarebbe a dire? Hai tutto lo spazio! Ma che, non sai mirare?

MIR: E dammi retta una maledetta volta!

Jean, non troppo convinto, decise di ritirarsi dietro alla linea di fuoco.

JEAN: * Vediamo cosa combina questo pagliaccio. *

MIR: Fuoco!!!

Un secondo più tardi il mitra dell'archeologo scaricò contro il suo obiettivo una pioggia di piombo incandescente, emettendo il rumore di cento tuoni sovrapposti. I proiettili perforarono il corpo del nemico come fosse burro e continuarono nella loro traiettoria devastando le case del circondario. Le canne giravano vorticose al ritmo di dieci proiettili al secondo, una cadenza di fuoco che nemmeno l'occhio allenato di un SeeD poteva distinguere con chiarezza.
La tremenda potenza che scaturiva da quell'arma impedì a Mir di mantenere stabile la sua mira e la rosa dei colpi percorse un angolo di circa sessanta gradi. Solo una minima parte colpì il bersaglio, ma delle case in fondo in pochi minuti non rimase altro che una nuvola di polvere grigiastra, schegge di legno e brandelli di pietra.

JEAN: Pazzo!!! Tienilo fermo!

MIR: È una parola! Pesa venti chili!

KRYSTA: Che arma assurda!

VALENTINE: Sta distruggendo tutto!!! Mamma mia che disastro!

Infine il frastuono terminò. Le canne continuavano a girare emettendo un sinistro rumore meccanico, ma una serie di sordi "click" si era sostituita a quella delle esplosioni dei proiettili.
Centinaia nel frattempo erano i bossoli ancora fumanti che si erano accumulati attorno ai suoi piedi.

MIR: Uhm... ma come... di nuovo?

JEAN (In preda alla disperazione): Non è possibile! Guarda cos'hai combinato! Ma che diavolo succede adesso?!

MIR (Scrollando le spalle): Si è inceppato.

VALENTINE: * Non ho... parole... *

JEAN: Ma brutto idiota! Lo avessi almeno ammazzato! Guardalo! È ancora lì in piedi e la sua voglia di uccidere è ancora più grande!

MIR: Dai, non te la prendere con me! In fondo un po' l'ho indebolito! Guardalo lì, è quasi morto!

KRYSTA: Lo finisco io!

JEAN: Stai fermo lì! Hai già fatto abbastanza, non è necessario che ti avvicini.

Jean prese il suo gunblade modificato e portò il dorso della lama all'altezza degli occhi posizionandolo parallelamente alla linea del terreno. Tenendo stabile l'enorme lama, estrasse dalla tasca del suo cappotto un dispositivo ottico e lo agganciò velocemente sull'arma. Con un rapido movimento della mano destra fece scattare un interruttore posto sull'impugnatura. Dei supporti fuoriuscirono dall'arma. Jean si inginocchiò ancorando il gunblade a terra per mezzo dei supporti e prese bene la mira.
Intanto il mago oscuro si era rialzato emettendo le sue grida raggelanti. Il suo corpo sembrava un colabrodo, ma ancora aveva la forza di reggersi in piedi.
Un boato proruppe dalla canna della Judgement Sword ed un singolo proiettile centrò in pieno la testa del mostro trafiggendola irrimediabilmente da parte a parte. Il ruggito gutturale bruscamente si interruppe. Il mostro rimase immobile come una statua di sale per alcuni interminabili istanti, poi lentamente il suo corpo si accasciò al suolo, dissolvendosi  in una nuvola di nebbia grigiastra. Il nemico era stato sconfitto, e Valentine accorse immediatamente verso Krysta per accertarsi delle sue condizioni.

VALENTINE: È stato ferito gravemente, il tuo GF?

KRYSTA: Si riprenderà.

VALENTINE: Uhm, sì beh, è un GF, certo, ma...

Valentine esitò un attimo.

VALENTINE: Ma mi era parso di vederti preoccupato.

KRYSTA: ...

VALENTINE: Magari è stata solo un'impressione, scusami.

KRYSTA: Quel bastardo ha pagato, questo basta.



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Seila

I quattro ritornarono nella locanda dove avevano in programma di mangiare, soprattutto dopo l'impegnativo scontro con quella strana creatura.

JEAN: Non capisco... quel mostro... ha pronunciato quelle due parole: Lindblum e Garnet. Cosa saranno, città?

MIR: Uhm...

VALENTINE: Uhm...

KRYSTA: ...

JEAN: Che c'è?

MIR: Beh, vedi...

VALENTINE: No, perché prima...

JEAN: Uhm, decidetevi.

MIR: Prima le signore.

VALENTINE: Sì  ecco, prima, mentre ero in quel negozietto, parlando del più e del meno, ho detto di venire da Galbadia, e la signora non sapeva di cosa stessi parlando. Non conosceva neanche i SeeD.

JEAN: Strano...

VALENTINE: E non è tutto. Io le ho spiegato che i SeeD sono simili a dei soldati, e lei per tutta risposta mi ha detto che gli unici soldati che vengono qui sono di Midgar... Sì, Midgar, ha detto proprio così.

JEAN: Midgar? E cosa sarebbe?

VALENTINE: Non so che dirti, Jean.

MIR (Con aria pensierosa): Tutto questo è decisamente insolito, e quello che ho da dirvi lo è anche di più...

JEAN: Parla.

MIR: Beh, visitando quell'edificio ho scoperto una specie di passaggio segreto, sotterraneo. Sono andato avanti fino a quando non mi sono ritrovato in una libreria piena di volumi ormai bruciati. Cercando tra le cartacce sono riuscito a trovare un libro nel quale erano ancora leggibili alcune parole. Quella ripetuta più spesso era "Jenova", ma non so proprio a cosa faccia riferimento.

JEAN: Effettivamente le cose sono un po' strane. Non dimentichiamo che questa città sembra essere apparsa dal nulla.

KRYSTA: Prima...

La voce inattesa di Krysta sorprese un po' tutti.

KRYSTA: Prima mi sono avvicinato ad una strana lapide per esaminarla... Un vecchio mi ha raggiunto ed ha iniziato a raccontarmi la storia della persona a cui quella lapide è dedicata.

I tre ascoltavano attenti.

KRYSTA: Mi ha parlato di come un uomo di nome Kei saltò in aria insieme alla sua casa per fermare delle guardie che volevano suo figlio.

VALENTINE: Uh, poverino...

KRYSTA: La moglie di Kei, con il figlio tra le braccia, iniziò una fuga senza speranza per salvare sé stessa e il suo bambino.

VALENTINE: E che fine hanno fatto poi?

KRYSTA: Questo non ha saputo dirmelo... ma...

JEAN: Ma cosa?

KRYSTA: Ma mi ha detto che il bambino... si chiamava Krysta...

Fece una breve pausa, come se fosse indeciso se continuare o meno la sua storia. Poi si slacciò il braccialetto che portava al polso sinistro e lo mostrò ai suoi compagni.

KRYSTA: Quando, ancora in fasce, sono stato ritrovato... avevo questo con me. C'è inciso il mio nome. È l'unico oggetto che possa testimoniare le mie origini...

Ci fu un iniziale silenzio, in quanto nessuno sapeva esattamente cosa dire. In situazioni simili si cerca sempre di trovare qualcosa di intelligente da esternare, ma spesso e volentieri non viene in mente nulla del genere. Così quel silenzio andò avanti per un po', anche perché Krysta non sembrava molto propenso a continuare la discussione.
Mir rifletteva. Rifletteva su quanto aveva letto in antiche iscrizioni, rifletteva su tutte quelle strane esplosioni, rifletteva sull'apparizione di strani paesi, sulla sparizione di strani dottori. Rifletteva, Mir. Rifletteva sui nomi che in poco tempo erano venuti a galla: Midgar, Jenova, Nibelheim.
Rifletteva, Mir. E pensava che magari il fatto che quel nome fosse lo stesso del suo compagno, poteva non significare nulla; una coincidenza, forse. Era possibile. Ma la commessa che aveva parlato con Valentine non conosceva i SeeD. Possibile? Possibile che davvero qualcuno nel suo mondo non conoscesse i SeeD? La storia parlava chiaro, erano stati loro a salvare l'umanità dalle folli ambizioni della Strega Artemisia. E poi c'erano questi fantomatici soldati di Midgar. Mir rifletteva e nessuno parlava. Gli altri cercavano di ordinare le idee nelle loro teste.

VALENTINE: Vorresti dire che...

MIR: Forse ci sono.

VALENTINE: E ti pareva!

JEAN: Cosa, Mir?

KRYSTA: ...

MIR: Oddio, probabilmente penserete che sono diventato completamente pazzo, ma se ho ragione, ci troviamo di fronte ad un grandissimo casino!

JEAN: Interessante teoria...

MIR: E fammi finire di parlare! Non ti ha insegnato nessuno che non si interrompono i discorsi degli altri?

JEAN: Uhm, maledizione, sei sorprendente. Forza, va' avanti.

MIR: Beh, in pratica... credo che quello in cui ci troviamo ora non sia il nostro mondo.

KRYSTA: ...

VALENTINE: Ma... com'è possibile?

MIR: Per quanto ci abbia pensato non riesco davvero a trovare una conclusione più logica di questa, e sapete una cosa? Credo che tutto questo abbia a che fare con l'obiettivo della nostra missione.

VALENTINE: Aspetta, non ti seguo più...

JEAN: Nemmeno io, ma prima dimmi un po': in che modo saremmo finiti in questo "altro mondo"? Perché davvero non me lo spiego.

MIR: Allora, seguite il mio ragionamento. Dapprima sono comparse quelle strane esplosioni azzurre e come conseguenza alcune cose sono sparite, mentre altre mai viste prima sono magicamente apparse dal nulla.
Dov'è andato tutto ciò che è scomparso, e da dove provengono tutti questi mostri sconosciuti? Non si può negare il fatto che nulla scompare nel nulla e nulla si genera dal nulla; ci dev'essere sicuramente un luogo da cui e verso cui tutte queste cose e persone si spostano.

JEAN: E in pratica tu stai dicendo che anche noi per qualche ragione saremmo passati dall'altra parte?

VALENTINE: Fatemi capire, quanti di questi mondi esistono?

MIR: Accidenti, Valentine, a questo proprio non ci avevo pensato. Non saprei proprio risponderti. Per quel che ne so potrebbero esserci un'infinità di mondi e universi che in qualche modo hanno cominciato a collegarsi l'uno con l'altro. Ehi! È proprio come in quella strana teoria di cui ho letto nei libri di fantascienza, sapete... la teoria degli universi paralleli.

JEAN: E, secondo te, questa teoria sarebbe divenuta improvvisamente una realtà.

MIR: In che altro modo sapresti spiegarmi l'esistenza di questa città? Lo sai bene anche tu che non c'è mai stata nessuna Nibelheim.

JEAN: Lo so, ma...

KRYSTA: Se questo fosse vero allora io potrei davvero...

VALENTINE: ...

MIR: Non saprei, potresti essere davvero tu quel Krysta, e pensa a tutte le implicazioni che ciò comporterebbe!

VALENTINE: Mir?!

Valentine si girò di scatto verso Mir con un'espressione infuriata.

VALENTINE: Ma che sensibilità hai? Non capisci che se fosse così, allora per lui...

JEAN: ...

KRYSTA: Fa niente.

JEAN: Smetti di fare l'eroe.

KRYSTA: Sta' zitto!

MIR: Ah... ehm, senti non ci avevo proprio pensato, insomma non intendevo quello. Ad ogni modo non è il caso di prendersela così tanto per qualcosa accaduto in un passato così remoto, e poi non è mica detto che tu abbia davvero qualcosa a che fare con questa storia.

KRYSTA: Me ne frego di quello che pensate. Se anche fosse reale la teoria degli universi paralleli e se anche io fossi quel bambino... beh, sarebbe comunque un mio problema.

JEAN: Potranno anche essere affari tuoi, ma qualsiasi cosa succeda tu rimani sotto il mio comando. Quindi niente colpi di testa, hai capito?

KRYSTA: ...

JEAN: Hai capito?!

KRYSTA: ...

JEAN: SeeD Krysta Venus, hai capito cosa ti ho detto?!!

KRYSTA: ...

Jean, infuriato per quell'atteggiamento odioso, non ci pensò due volte e colpì Krysta sul volto. Il biondo SeeD da parte sua rimase impassibile, si portò la mano sulla guancia colpita e vide che gli sanguinava il labbro.

KRYSTA: Ti senti meglio?

JEAN: Maledizione!

MIR: Ehi, ehi, ehi! Ma che diavolo avete voi due nel cervello?!

Jean cercò di recuperare una certa calma, ma era davvero nervoso. Krysta avrebbe mandato in fumo la missione, ne era certo.

KRYSTA: Tornando al discorso di prima: tra i nomi strani aggiungete questo.

Krysta scoprì il fianco e tutti poterono leggere la scritta: "Shinra - P83".

VALENTINE: Che strano tatuaggio. Che significa "Shinra"?

MIR: Uhm, mai sentito niente a riguardo. Qui la storia si fa complessa. Non hai proprio idea di chi ti abbia fatto quel tatuaggio?

KRYSTA: Se lo sapessi, avrei qualche risposta.

MIR: Certo, scusami, era una domanda scema, ma che ci vuoi fare? Ad ogni modo quand'è che ordiniamo? Io avrei una certa fame.

KRYSTA: ...

VALENTINE: Oh mio Dio...

JEAN: ...

MIR: Che c'è..?


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