Menu principale
avatar_The_Great_Sephiroth

Final Fantasy Vii - Eternal Crisis

Aperto da The_Great_Sephiroth, 7 Aprile 2008, 18:50:02

Discussione precedente - Discussione successiva

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questa discussione.

The_Great_Sephiroth

Vi ricordate delle vecchie FanFic che pubblicavo di tanto in tanto sul Forum? Eccone una nuova, solo per voi, che scriverò post by post perchè credo che il contest sia morto e quando c'ho l'ispirazione non aspetto niente e nessuno. Eccovi quindi la mia pseudo-terapia di rilassamento, una fuga dallo studio e dal romanzo che sto scrivendo che sta assorbendo gran parte della mia esistenza. Ripeto, questa sarà una FanFic post by post e sarà seguita dal relativo topic in commenti dove posterete le vostre sensazioni, i vostri giudizi, critiche e lamentele ma anche solo un "lo sto leggendo" che sicuramente mi spingeranno a non abbandonare una storia che nella mia testa si sta figurando come veramente interessante. Il racconto è situato cronologicamente dopo la metà di Final Fantasy VII, precisamente quando Sephiroth si risveglia grazie alla Black Materia seguito dalle Weapon. Eternal Crisis è una finestra che si apre nell'universo di Final Fantasy VII. E' un po un "come sarebbe stato se...", qualcosa che stravolge completamente la trama nelle sue battute finali per costruire una nuova storia con gli stessi personaggi. Un mio personale capitolo che si fonde con le mie passioni, le mie conoscenze e certi riferimenti letterari che non manco di far sentire in ogni mia opera. Quando Final Fantasy VII incontra gli echi Lovecraftiani. Si, direi che la descrizione calza a pennello. Buona lettura quindi!




FINAL FANTASY VII - ETERNAL CRISIS


Prologo - Ai cancelli dell'apocalisse

Il professor Edgar Phillips guardò fuori dal finestrino. Gli scossoni dovuti al pietrisco di cui era piena la zona desertica nei pressi di Baghdad l'avevano destato troppo bruscamente dai dolci sogni di gloria che forse di li a poco si sarebbero trasformati in realtà. Accanto a lui erano seduti i due soldati iracheni armati di fucile automatico che guardavano fissi davanti a sè, impettiti come a voler accentuare la loro competenza militare agli occhi dei quattro professionisti che avevano preso parte alla spedizione. Kharim Ben Assul, l'autista che guidava il convoglio guardò nello specchietto e informò i passeggeri che di li a poco sarebbero arrivati al sito di Kut'am Al Shal.
Ancora due chilometri pressappoco e i sogni si sarebbero tramutati in realtà.
Il professor Phillips aveva sentire parlare per la prima volta di quella zona apparentemente desertica cinque anni prima, durante il congresso annuale tenuto dal professor Carranza sui misteri della civiltà mesopotamica.
In quell'occasione Phillips tenne un discorso sulla possibilità che certe leggende accennate nei brani dell'antico testamento e nel libro di Marduk contenessero nelle loro esagerazioni un fondo di verità.
Per la precisione il professore, docente di storia antica e folklore all'università di Quantico in Virginia aveva svolto ricerche sulla possibilità che la Torre di Babele in realtà sia veramente esistita. Dieci anni prima, all'indomani della fine della Guerra del Golfo il professore portò alla luce, nei pressi di Kutusumgal il tempio sepolto del mitico Re Assur, il monarca dimenticato che osò sfidare Dio costruendo la mitica Torre di Babele, nella quale sarebbero confluite in passato tutte le civiltà. Al congresso Phillips mostrò foto scattate durante la prima spedizione e riproduzioni delle incisioni cuneiformi rinvenute sui muri del Sancta Sanctorum che parlavano della Torre definendola "La porta dei due Mondi" o "I cancelli dell'Apocalisse". La storia incisa sui muri del tempio parlava della Torre come un portale che connetteva il nostro Mondo ad un altro perfettamente parallelo a questo e di come questa connessione mettesse in pericolo la realtà come l'uomo la conosceva. Per scongiurare l'arrivo di una"calamità esterna" le rispettive civiltà del nostro e dell'altro mondo chiusero i "cancelli" e ne sigillarono il potere attraverso le "Tavole del Flusso Vitale".
Quella sera Phillips fu deriso quando gli chiesero di visionare il sito e lui rispose che il governo iracheno sigillò tutto scortando il professore fuori dall'Iraq e le foto, le riproduzioni e le testimonianze furono dichiare dei falsi.
Fu quella sera che il professore fu avvicinato da Winston Fincher, segretario personale del misterioso Deckard Allen, un magnate che credeva nel lavoro di Phillips e che era pronto a sovvenzionarlo in ogni modo pur di riuscire a riportare alla luce la Torre.
Nei quattro anni seguenti Allen finanziò le ricerche di Phillips senza farsi mai vedere o sentire e un giorno di settembre il professore trovò sulla sua scrivania un misterioso pacco. Al suo interno vi erano due tavolette in un materiale verde sconosciuto e un biglietto che diceva "Professor Phillips, sono lieto di annunciarle che io e i miei esperti riteniamo di aver individuato le basi di quella che potrebbe essere la sua Torre e di aver portato alla luce le Tavole del Flusso Vitale. Il sito è a cinque chilometri da Bagdad. Si rechi là, verrà scortato dai migliori mercenari stipendiati dalla mia Agenzia e scopra cosa si cela sotto le fondamenta della sua Torre"
Il piccolo convoglio arrivò al sito in perfetto orario. La zona era stata recintata e al suo interno era stato montato un campo ben attrezzato. Il sito vero e proprio era delimitato da un nastro giallo, come quello che la polizia scientifica usa per evidenziare la zona dove è avvenuto un omicidio.
Uno dei soldati appostati nei pressi del sito aiutò il vecchio Phillips a scendere e in lontananza il professore scorse la figura magra e biondina di Fincher che si asciugava la fronte sudata con un fazzoletto di cotone bianco.
<<Professor Phillips è una gioia vederla!>>, esclamò Fincher con fare adulatorio porgendo la mano sudaticcia al vecchio studioso
<<Signor Fincher, posso sapere come avete fatto a individuare la zona e a trovare le tavolette?>>, domandò Phillips stringendo la mano al portavoce del misterioso Deckard Allen
<<Io non so queste cose signore, sono qui solo per assicurare il signor Allen che tutto vada per il meglio. So solo che i nostri esperti hanno fatto dei rilevamenti sotterranei basandosi sulle sue ricerche e hanno scoperto quella che sembrerebbe una gigantesca camera sepolcrale o qualcosa di simile sotto le fondamenta. Negli ultimi tre giorni i nostri uomini hanno trivellato la zona fino a scoprire un'antica entrata che porta in questo spazio gigantesco. Abbiamo rinforzato le pareti  e illuminato il percorso. Al suo interno...beh, lo vedrà lei stesso>>
Fincher puntò il dito verso un buco alle sue spalle <<Quella è l'entrata>>
<<Bene...>>, mormorò Phillips girandosi verso la sua equipe scelta, <<Dickinson, Matheson, Delano, andiamo a vedere cosa c'è la sotto>>
<<Professore, non vuole rinfrescarsi prima di andare la sotto? Abbiamo un'ottima scelta di...>>
<<Dopo, Fincher! Voglio prima vedere cosa riposa la sotto, poi al ritorno ci riposeremo e mi racconterai come diavolo avete fatto a trovare queste statuette>>
<<Le ha con se?>>, chiese Fincher indicando col capo il vecchio e consunto zaino del ricercatore
<<Sono proprio qui>>, rispose Phillips frugando nello zaino e fuoriuscendo le tavole chiuse ermeticamente in pellicole trasparenti di plastica
<<Splendido...>>, sussurrò Fincher bagnandosi le labbra con la lingua <<Le porti con se, saranno molto utili a decifrare il codice...>>
<<Codice?>>
<<Il sergente Ben Hassili e i suoi soldati la scorteranno>>
Hassili si fece avanti. Era un uomo dalla carnagione scura, alto e muscoloso vestito con la mimetica militare e un basco nero. Con se aveva sette soldati armati di tutto punto che si guardavano nervosamente in giro come se temessero un agguato terroristico da un momento all'altro.
<<E' un piacere lavorare con lei, professor Phillips>>, disse l'omone in un inglese stentatissimo, <<Vogliamo andare?>>

L'equipe entrò nel feretro vecchio di millenni lentamente. L'interno era stato rinforzato con assi di legno e acciaio per evitare che il soffitto crollasse e l'intero percorso era delineato da una fune e da fari al neon che donavano al sito un'area persino più spettrale di quella che già aveva di suo.
Phillips notò che i muri erano tutti coperti di incisioni cuneiformi e si fermò con la voglia di decifrarli con calma. Hassiri lo strattonò facendo segno di procedere.
<<Ma come si permette?!>> sbottò Phillips sistemandosi meglio lo zaino
<<Dopo professore, dopo vedi. Adesso andiamo avanti>>, rispose con voce cavernosa Hassiri.
I colleghi di Phillips si guardarono con aria inquieta quando si resero conto che i soldati impugnavano tutti la pistola nella fondina. Sembrava che fossero prigionieri e che i loro carcerieri li stessero portando in un campo di morte. Ma forse era solo un'impressione.
Il corteo procedette rapidamente, passando cunicoli stretti e umidi fino ad arrivare alla gigantesca camera che sembrava più un immenso e antichissimo Hangar. Su per giù poteva contenere più di seicento Boeing 737. Considerati i tempi quella era la costruzione più grande mai costruita.
Phillips spalancò gli occhi quando notò davanti a se una gigantesca porta di un materiale simile al metallo con parti verdognole e incisioni apparentemente senza senso che tanto somigliavano a quelle incise sulle due tavole. La porta ricordava a grandi linee il Tesoro di Petra, solo che era dieci volte più grande e imponente e infinitamente più antica. La costruzione si trovava al centro dell'immensa camera tutta coperta di incisioni raffiguranti riti religiosi e bestie mitologiche. Alcune ricordavano certi draghi delle mitologie nordiche, un'altra pareva raffigurare qualcosa di simile al grande drago d'acqua Tiamat, un'altra ancora raffigurava quella che sembrava una calamità venuta dal cielo e abbattutasi sul popolo che supplicava per la salvezza.
La porta stessa era finemente incisa e alla base vi erano due alloggiamenti della grandezza delle due tavole di materiale sconosciuto
<<Il codice...>>, mormorò Phillips avvicinandosi alla mastodontica porta
<<Come?>>, domandò Dickinson buttando un occhio alle guardie che guardavano i ricercatori in modo freddo e distaccato
Phillips non rispose ma prese le tavolette e le pose davanti ai due alloggiamenti.
<<Oh mio Dio...>>, esclamò Dickinson, <<Sono uguali!>>
Phillips prese la prima tavola che lui aveva chiamato del Leone per la figura canina avvolta dalle fiamme incisa sul lato sinistro e la infilò nell'alloggiamento di sinistra. Si avvertì un flebile ronzio proveniente dal portale.
<<Professore>>, disse Delano avvicinandosi al suo mentore, <<Non mi sembra una buona idea...>>
Phillips ignorò l'avvertimento del suo apprendista e inserì quella che aveva chiamato tavola della Dea per la figura femminile che reggeva nella mano quella che sembrava una stalattite incisa sul lato destro nell'alloggiamento destro.
Il ronzio aumentò e Dickinson indietreggiò. Cominciò a tremare il pavimento sotto i piedi e i soldati guardarono sopra le loro teste. Poi sfoderarono le pistole e le puntarono a vuoto, in preda al delirio.
Delano cercò di allontanare Phillips dal portale ma questo rimase fisso a osservare quella che sembrava una luce che si formava nell'apertura che fino a un minuto prima non dava da nessuna parte
<<La verità...>>, mormorò Phillips stupefatto
La luce divenne accecante e quello che il professore sentì furono un misto di grida e spari.
Poi fu buio

I am Alpha and Omega,the Beginning and the End, the First and the Last...

The_Great_Sephiroth

Capitolo I - L'altro mondo


Phillips aprì gli occhi lentamente, sentendo il peso della vecchiaia impossibilitargli alcun movimento brusco. Non era morto, anzi, per qualche strano motivo si sentiva più vivo che mai. A quanto pare si trovava in una prigione. Nella cella vi erano solo la scomoda branda sulla quale era steso, un lavandino privo di specchio e un wc di quelli chimici che fuoriusciva dalla fredda parete metallica tra il blu e l'asettico. La porta era una di quelle automatiche, che si apriva forse attraverso l'utilizzo di un qualche tipo di scheda, quindi quella doveva essere per forza una prigione governativa di qualche tipo, sicuramente non irachena, forse americana. Ma lui sapeva che non si trattava di niente di ufficiale e che era divenuto ostaggio di Deckard Allen.
Nel corridoio sicuramente metallico come il resto della struttura si udivano dei passi che si interruppero proprio di fronte alla cella dove era tenuto Phillips. La porta si aprì ed entrarono due soldati vestiti con una divisa che il ricercatore non aveva mai visto in quarantacinque anni di onorata carriera nella quale aveva sempre reso onori e favori a qualsiasi ente militare per procedere nei propri lavori nelle zone di guerra.
I soldati avevano una divisa blu con delle ginocchiere bianche e gli stivali neri. Al collo avevano una specie di foulard tra il rosso e il rosa che ne copriva la parte inferiore del volto e la parte superiore era celata da un ingombrante elmetto bianco che terminava con una visiera con tre piccoli faretti rossi. I militari imbracciarono quindi un tipo di arma automatica che l'archeologo non riusciva a riconoscere e si disposero ai lati della porta. Poi entrò un elegante giovane uomo con i capelli tra il rosso e il biondo vestito con un cappotto lungo bianco e un abito elegante di ottima fattura dello stesso colore, seguito da un uomo di mezza età con i capelli lunghi, il volto spigoloso e un'evidente gobba celata da un camice da laboratorio.
<<Finalmente riesco a parlarle professor Phillips>>, disse con voce suadente il giovane uomo vestito di bianco, <<Il mio nome è Rufus Shinra, Presidente della ShinRa Company>>
Poi Rufus indicò l'uomo vestito di bianco che da quando era entrato non faceva che segnare chissà cosa sulla sua cartellina ridacchiando di tanto in tanto
<<Questo è il capo delle ricerche scientifiche della nostra Compagnia, il professor Hojo>>
<<Dove mi trovo?>>, chiese con voce flebile e spaventata Phillips senza distogliere gli occhi dall'inquietante Hojo
<<Lei si trova al sessantacinquesimo piano del palazzo della Shinra, la Compagnia di cui sono il Presidente, nella città di Midgar nell'area delle Wastelands>>, rispose Rufus cercando di portare l'attenzione dell'archeologo su di se
<<Midgar?>>, chiese confuso il professor Phillips guardando per la prima volta negli occhi con sguardo spaesato il Presidente
<<Lei è passato dal portale>>, disse quindi Hojo seguendo con una risatina maliziosa. La sua voce era stridula e così inquietante che andava a completare perfettamente il personaggio
Phillips per la prima volta scattò in avanti con una forza che credeva di aver perduto anni prima e i soldati gli puntarono addosso quella strana arma automatica. Rufus fece un cenno ai militari scuotendo la testa in segno di diniego e questi abbassarono i fucili
<<...ed è stato fortunato, aggiungerei io, perchè se tre settimane fa non l'avessimo riportato alla luce nelle rovine sottomarine Cetra lei e i suoi compagni vi sareste trovati schiacciati dal peso delle atmosfere che esercitano sul fondo dell'oceano>>, aggiunse Hojo grattandosi il mento appuntito, <<E così non avrei avuto nuovi dati interessanti su cui lavorare...>>
<<Dati?>>, chiese sbigottito Phillips
<<Oh? No niente, niente...ehehehehe>>
<<I miei collaboratori e i soldati...dove sono?>>, chiese l'archeologo mettendosi in posizione seduta sulla branda
<<I soldati hanno aperto il fuoco non appena i miei hanno attraversato il portale, quindi li hanno dovuti uccidere sul posto. I suoi collaboratori...>>, cominciò Rufus passandosi una mano tra i capelli
<<...Sono con me, mi stanno aiutando con i miei esperimenti>>, terminò sghignazzando Hojo
<<Esperimenti?>>
<<Beh, voi "terrestri", come vi ha definito il suo collega Delano, siete esemplare unici. Molto interessanti, molto stimolanti>>, sussurrò Hojo avvicinandosi all'archeologo che si alzò e lo prese per il bavero
<<Cosa hai fatto loro, lurido bastardo?>>, urlò Phillips. I soldati gli puntarono di nuovo le armi addosso e Rufus fece cenno di abbassarle. Il "terrestre" allentò la presa e Hojo si ritrasse sistemandosi il nodo della cravatta
<<Professor Phillips, Edgar, deve comprendere che è grazie alla mia magnanimità e alla volontà mia e del professor Hojo di apprendere quanto più possibile sulla storia e le caratteristiche "terrestri" che lei è ancora vivo e non ha fatto la fine dei soldati o dei suoi collaboratori. Lei ci deve raccontare tutto del vostro mondo, delle forze che lo governano, delle armi che possedete e di quanto siete disposti a usarle per difendere la vostra presunta libertà...>>, disse Rufus sedendosi accanto all'archeologo
<<Ma che intenzioni avete?>>
<<Noi della ShinRa vogliamo portare la nostra pace e la nostra democrazia nel vostro mondo, così da unificare come un tempo fu i due mondi sotto una stessa nazione, sotto uno stesso simbolo. Mio padre aveva un sogno, quello di unificare tutto il Pianeta sotto il simbolo della ShinRa e sette anni fa, terminata la guerra contro Wutai ci riuscì. Quello era il suo compito, quello era il suo sogno. Il mio sogno e il mio compito è quello di unificare i due mondi come gli antichi monarchi fecero millenni fa. Lei avrà un ruolo importante nella costituzione della pace che verrà, così il sogno che la mia famiglia nutre da generazioni finalmente sarà compiuto. E il Pianeta e la Terra si uniranno sotto la Pax ShinRa!>>
<<Voi siete pazzi...credete che le nazioni terrestri staranno lì ferme ad osservare la nostra libertà che svanisce per il sogno di un pazzo? Credete che non vi scaglieranno contro tutto l'arsenale nucleare di cui dispongono?>>
Fuori dalla cella il gruppo udì un rumore. Rufus fece cenno a una delle guardie di controllare. Questa aprì la porta e un giovane uomo con una barba perfettamente delineata sulla trentina vestito in giacca e cravatta per poco non cadde ai piedi del dottor Hojo.
<<Ah, è solo il responsabile delle comunicazioni. Cosa c'è Tuesti?>>, chiese Rufus sospirando
<<Volevo informarla che c'è un malfunzionamento nella nuova Torre di Comunicazione del Settore 7. Volevo il permesso per farla riaggiustare>>
<<Permesso accordato>>, rispose il Presidente alzando poi la mano, <<Ah, Tuesti, stavi origliando?>>
<<Stavo venendo a chiederle il via libera ai lavori quando ho sentito che stava parlando e non ho voluto interrompere il suo discorso>>, rispose balbettando il responsabile
<<Ora va, Reeve Tuesti, il presidente non ha ancora finito qui>>, si intromise Hojo sorridendo ambiguamente. Reeve Tuesti annuì e uscì a testa bassa portando con se le sue scartoffie tra le quali era nascosta una microspia che fortunatamente nessuno riuscì a notare.
La porta si chiuse e Reeve porse di nuovo l'orecchio per captare quello che ancora il Presidente aveva da dire
<<E ora, professor Phillips, mi parli un po di questo "arsenale nucleare">>

I am Alpha and Omega,the Beginning and the End, the First and the Last...